Grazie, Lorenzo
“C’è chi è fortunato e gli appare la Madonna; a me è apparso il pilone di una seggiovia e mi sono risvegliato tetraplegico”. Lorenzo Amurri raccontava così – con ironia e sarcasmo – alla mistica e veggente Angela Volpini, nel corso di un incontro avvenuto al Maxxi due anni fa, la sua dolorosa esperienza che per quasi 20 anni lo ha costretto su una sedia a rotelle.
Scrittore, produttore, musicista – figlio d’arte – Lorenzo Amurri si è spento qualche giorno fa a Roma, a 45 anni, vinto da una malattia incurabile.
Una caduta fatale sugli sci e poi il buio. Un buio atroce e feroce dal quale è riemerso paralizzato. In un solo colpo la vita gli ha rubato l’uso delle gambe e delle mani, proprio a lui che era un ispirato chitarrista. Forte il desiderio di farla finita. Della tentazione allontanata più e più volte di lasciarsi ‘cadere’ nella piscina condominiale, parla lui stesso nei suoi libri.
Poi, l’incontro con il suo talento di narratore, con quel ‘vizio’ di famiglia – che fu del padre Antonio, che brilla nella sorella Valentina, autrice televisiva e sceneggiatrice – con l’ironia di chi guarda al mondo con sconfinato e divertito disincanto. Anche Lorenzo, nei lunghi anni seguiti alla sua riabilitazione, nel lungo pellegrinare da un ospedale all’altro, ha scoperto quella vena amara e graffiante di raccontare e di raccontarsi.
Nel libro Apnea – finalista al Premio Strega nel 2013 – ha avuto la forza di raccontare la sua lotta corpo a corpo con la condizione di tetraplegico: quei suoi anni di vita ormai così per sempre ‘diversi’ che però lo avevano obbligato a scoprire e a vivere secondo nuove e ‘diverse abilità’.
Una condizione che Lorenzo Amurri ha deciso di affrontare senza sconti, senza alcun aiuto, determinato a poter contare solo sulle proprie risorse morali e spirituali, senza alcun conforto dall’alto o dall’ ‘esterno’.
“La fede religiosa è indiscutibile. Io, semplicemente, non la possiedo”, ha scritto nel suo libro “Perché non lo portate a Lourdes?’”, diario di un viaggio tra ironico scetticismo e sorvegliata speranza.
Ed è proprio in occasione dell’uscita del suo libro su i ‘miracoli’ di Lourdes che – due anni fa – si tenne l’incontro al Maxxi tra Lorenzo Amurri e Angela Volpini, depositaria di un rivoluzionario messaggio di Maria: incontro, non a caso, dedicato alle “Energie delle spirito”.
Osservatore privilegiato – posso testimoniarlo – in quella occasione i due, se la intesero. Si incontrarono, meravigliosamente e sinergicamente, nel rispetto reciproco che nasce dallo sperimentare su se stessi la radicale assurdità, spaesante sempre, del vivere che può, comunque, risolversi nel rispetto e nell’adesione piena alla vita: alla propria e a quella degli altri.
Il laico e sarcastico Amurri, forte della sua denudata autoironia, e la veggente Angela Volpini, innamorata dell’Amore che è ‘amore per l’Altro’, in quella circostanza si sono benvoluti e ‘capiti’, per sempre.
Senza cambiare posizione né atteggiamento nei confronti della fede, Lorenzo Amurri ha voluto pranzare e intrattenersi a lungo con Angela Volpini ed è stato contento di poterla incontrare di nuovo – due anni dopo – in occasione di un dibattito televisivo sullo stesso tema. Entrambi si sono riconosciuti campioni di umanità: senza mai spacciarsi per eroi o superuomini. Entrambi – nel corso della loro vita – hanno saputo affinare la ‘vista’ e maturare quello sguardo che sa restituire all’altro la certezza di essere stato scorto e di poter essere – perciò stesso – benvoluto e rispettato.
Con Lorenzo questo ‘riconoscimento’ era totale, passava non solo nella sua postura che impercettibilmente cambiava quando lo incontravi, ma – addirittura – nella sua voce. Al telefono – davvero non saprei dirlo meglio, sapevi che lui ti ‘vedeva’ e che, con ogni probabilità stava sorridendo: di te, di sè, di quella circostanza nel suo insieme.
Ci mancherai, Lorenzo. Mancherai ai tuoi familiari, ma mancherai molto a tutti i noi, ai tuoi lettori, orfani – adesso – del tuo sorriso, dei tuoi occhi dolci e della pazienza immane con cui ci hai insegnato a ‘camminare’ il mondo.
Ma, per assecondare il tuo desiderio, faremo festa in cuor nostro e ti immagineremo davanti ad una vasta platea, intento a suonare, a cantare e a raccontare che – per quanto assurda e imperscrutabile – la vita resta una gran bella faccenda.
Luca De Risi