Artemisia Gentileschi – Palazzo Braschi dal 30-11-2016 al 08-05-2017

Sara Di Paolo

All’inizio del XVII secolo, per una donna dedicarsi alla pittura rappresentava una scelta non comune, ma neanche eccezionale. Tra la fine del ‘500 e l’inizio del ‘600, furono diverse coloro che cominciarono a esercitare tale attività con buon successo.
Una però, tra le tante, emerse particolarmente grazie alla sua storia e la sua straordinaria dote. Legata sia all’aspetto artistico, che a quello umano. Sia alle capacità di tratto, che al coraggio.
Artemisia Gentileschi. Nata a Roma l’8 luglio 1593, fu la primogenita del pittore toscano Orazio Gentileschi (esponente del “caravaggismo” romano) e Prudenzia Montone.
Il suo ambiente naturale era legato all’arte e crebbe in un quartiere popolato da decoratori e artigiani, negli anni in cui Caravaggio lavorava nella Basilica di Santa Maria del Popolo e nella Chiesa di San Luigi dei Francesi, al fianco di Guido Reni e Domenichino.
Poiché lo stile del padre in quegli anni si rifaceva esplicitamente all’arte del Merisi, anche gli esordi artistici di Artemisia si avvicinarono alla scia del pittore lombardo, che sponsorizzò attraverso le sue creazioni a Napoli. Città in cui si trasferì nel 1630.
Favoreggiata da un limpido rigore disegnativo, rafforzato da marcati effetti teatrali, diventò inoltre un simbolo del femminismo internazionale dopo il processo per stupro contro Agostino Tassi.
Impegnata a perseguire la propria indipendenza, lottò con vigore al cospetto delle molteplici difficoltà e pregiudizi incontrati nella vita travagliata. Una vita da prendere come esempio, come modello.
Dal 30 novembre, è in mostra a Palazzo Braschi con circa 90 opere provenienti da tutto il mondo. In un percorso che svela i suoi aspetti più autentici, attraverso un arco temporale che va dal 1610 al 1652.
Sfondi scuri, sui quali stagliava figure di un’abbagliante lucentezza. Predizione per i drappi virtuosistici e un particolare studio del colore, unito a una personalissima reinterpretazione, sia che si trattasse di temi biblici che di temi classici. Una materializzazione, una ricerca continua e quasi ossessiva del confronto e della sfida, che le permise quindi di distinguersi con assoluta unicità.
Nella Capitale, fino all’8 maggio 2017.

di Sara Di Paolo

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