Radio Domani

L’assedio della città di Mosul continua inesorabile. Iniziato l’attacco il 17 ottobre, le forze anti-Isis controllano ormai quasi tutta la zona orientale e hanno accerchiato la città. L’avanzata però, per quanto continua, è lenta. Si combatte strada per strada, centimetro dopo centimetro sia per paura dei cecchini sia per l’uso di scudi umani da parte delle milizie fondamentaliste.

I soldati controllano ogni casa per stanare i miliziani di Daesh (acronimo di Isis in arabo). La difesa preparata dagli uomini di Al Baghdadi è, però, ben architettata. Prima dell’attacco sono stati scavati tunnel per poter cogliere di sorpresa i nemici.

Intanto all’interno della città si continua a vivere e sperare. Due anni e mezzo di terrore sotto le folli regole dei miliziani non sono riusciti ad ammutolire le voci di quella città, che sorge sul luogo dove un tempo c’era Ninive, la gloriosa capitale assira.
Più che voci sono spesso dei sussurri. Quelli delle decine di chiamate ogni giorno che vengono rimbalzate nell’etere attraverso Radio Al-Ghad.
II fondatore si fa chiamare Mohammed al-Moslawi, letteralmente Mohammed di Mosul. La radio ha iniziato a trasmettere nel marzo del 2015 con lo scopo di contrastare la sofisticatissima capacità mediatica degli uomini neri dell’Isis.

La radio oltre a lanciare messaggi di servizio pubblico come, per esempio, le istruzioni da rispettare per proteggersi durante un bombardamento, trasmette anche le telefonate di uomini e donne ancora dentro la città.
Il sottofondo di queste chiamate sono spesso bombe e infrangersi di vetri. Le persone che chiamano lo fanno sapendo di rischiare la vita. Basta farsi scoprire anche solo con una scheda sim per essere uccisi.

La radio è nota anche come “il sesto ponte”, come se, oltre ai cinque ponti reali della città, costituisse un altro ponte immaginario che collega la parte est con la parte ovest attraversando il fiume Tigri. In realtà ora di quei cinque ponti ne rimane uno solo perché gli altri sono stati distrutti dalla coalizione anti-Isis per chiudere ogni via di fuga o di rifornimento.
Ponti che in futuro dovranno essere ricostruiti.

Le forze sul campo appaiono troppo impari. I miliziani dello Stato Islamico in città sono stimati essere tra le 5.000 e le 6.000 unità. Contro di loro avanzano circa 50.000 soldati. Tra questi ci sono l’esercito iracheno, i soldati delle tribù sunnite, i curdi peshmerga e le milizie sciite.
L’Isis capitolerà prima o poi. L’oggi sembra segnato per questa città e per questo paese. È il futuro che sarà tutto da scrivere. Radio Al-Ghad, infatti, vuol dire Radio Domani. Con la speranza che finalmente sia un futuro migliore.

di PierFrancesco Zinilli

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