La rivolta dei pannoloni

LucaSono notizie che paiono avere poca importanza e passano in secondo piano, ma quando poi ti permetti di indagare un po’ più da vicino, non mancano spunti seri di riflessione. In questi giorni su alcuni giornali locali si è parlato di “Rivolta dei pannoloni”. In regioni come l’Emilia – Romagna e la Campania, i familiari di persone anziane con problemi di incontinenza, hanno sollevato le loro proteste perché i ‘presidi ad assorbenza’ – questo il nome tecnico dei pannoloni – di cui hanno diritto e che vengono loro consegnati a casa o possono ritirare presso le farmacie, non sono sufficienti oppure per la scarsa qualità piagano il corpo degli anziani.

Dietro a quella che sembra una cosa ‘piccola’ ecco cosa ci cela. Partiamo dai numeri: in Italia gli incontinenti, non per forza anziani, sono oltre 5 milioni: 1 su 10, tra costi diretti e indiretti – depressione, mancanza di produttività , stigma sociale, medicinali e medicamenti – è un mercato che vale 2 miliardi di euro.

La sola spesa annuale del Servizio Sanitario Nazionale per ‘gli ausili per l’incontinenza’ – ossia per i pannoloni ha raggiunto quota 190 milioni di euro.

Ma non sempre le forniture sono sufficienti e – allora – ci tocca integrarle di tasca nostra.

Secondo recenti studi condotti dal Centro Studi Socio-Economici dell’INRCA, le famiglie italiane dei pazienti degli incontinenti spendono circa 150 euro al mese per integrare una fornitura spesso insufficiente. Fanno 1800 euro l’anno, una tredicesima. Se si considera, inoltre, che l’incontinenza è il fattore scatenante per l’assunzione di una badante – per il pudore, la vergogna, l’imbarazzo che provoca il ‘corpo’ incontinenti – i costi diventano enormi, Una badante costa, in media, mille euro al mese. Se ci facciamo due conti si arriva ad una spesa annuale tra badante e pannoloni di 13.800 euro. Questo è quanto una incontinenza grave costa al malato e ai suoi familiari.

Lo scandalo però nasce dal fatto che per ottenere i ‘presidii ad assorbenza’ l’incontinente deve portare un certificato del proprio medico curante che dichiari da un lato la forma di incontinenza (lieve, acuta, cronica…) e dall’altro a seconda del sesso, del peso, della taglia anche la tipologia di ‘pannolone’ più adatta per il paziente.

A questo punto le Asl regionali, sulla documentazione certificata dai pazienti, bandiscono una gara d’appalto al ribasso tra tre preventivi di ditte fornitrici.

Avete capito bene: al ribasso. Servono tot pannoloni di taglia X, tot di taglia Y, tot da donna, tot da uomo, un certo quantitativo per la notte, altri per le ore diurne: il bando di gara sarà vinto dalla ditta che presenta la fornitura al prezzo più conveniente.

Fin qui niente di male, il guaio però è che la fornitura viene inviata dalla ditta vincitrice dell’appalto direttamente al paziente. E’ notizia di questi giorni che in molti casi – tra l’Emilia e la Campania – nelle case dei pazienti incontinenti arrivino ‘pannoloni’ inadatti e non corrispondenti alle loro esigenze. In molti casi la qualità dei materiali è talmente scadente da produrre irritazioni e lacerazioni della pelle.

Questo secondo i denuncianti tale inadempienza, lascia sospettare che le ditte fornitrici vincano la gara con prodotti al top di gamma, ma che poi – senza che il paziente possa scegliere, né che la Asl regionale organizzi controlli – spediscano nelle case degli interessanti prodotti che non sono della stessa qualità di quello con cui si sono aggiudicati la gara, oppure si limitino a fornire ‘pannoloni’ delle sole taglie e dei soli formati che in quel momento hanno a disposizione nei loro magazzini.

Accade, del resto, che in regione come le Marche – per esigenze di taglia interni alla Salute – il fabbisogno di 4 pannoloni al giorno (120 al mese) sia stato ridotto alla metà. Ma affrontare un allettamento e un’incontinenza cronica con due soli pannoloni al giorno è impossibile. E’ inevitabile che le famiglie si debbano accollare il costo per forniture integrative, a suon di centinaia di euro al mese.

Oltre al danno, la beffa. Oltre a dover certificare la propria condizione l’incontinente o i suoi familiari, non solo non possono scegliersi il ‘pannolone’ migliore ma devono anche ‘accontentarsi di quello che ‘passa il convento’, anche se non corrisponde affatto alle loro esigenze, tanto da costringerli a metter mano al portafogli.

Chiudo con un’ulteriore considerazione dello studio sui costi sociali dell’incontinenza prodotto dall’INRCA. Tutti i familiari di anziani incontinenti dichiarano di valutare come “pesante” il carico di assistenza. Il contatto con il malato li condiziona emotivamente e – dichiarano – si sentono spesso tristi e stanchi. Hanno crisi di pianto e collera. Soffrono di insonnia e vengono disturbati dall’anziano durante la notte.

Insomma, la salute è davvero una cosa seria e – come dimostrano i pesi sociali dei familiari dei pazienti – riguarda tutti. Ad ammalarsi per mancanza di cure e sostegni adeguati non è mai il singolo, ma la sua ‘comunità’, i suoi cari e i loro affetti. Parlare di Salute, allora, ci obbliga ad avere una visione più vasta dei nostri legami

di Luca De Risi

Print Friendly, PDF & Email