Graziella Campagna, trent’anni dopo

Quando si scrive di persone uccise ingiustamente dalla mafia, si immagina sempre che dietro quei tanti volti spesso sconosciuti ci siano le storie di agenti di polizia, giudici, sindacalisti. Di persone che della lotta all’illegalità avevano fatto la loro vita e che cercando la giustizia hanno invece trovato la morte.

Graziella Campagna non apparteneva a quel mondo, né da un lato né dall’altro. Nel 1985, Saponara, dove viveva, e Francavilla Tirrena, dove lavorava come stiratrice, erano e sono due paesini sonnacchiosi della Sicilia che davanti alla mafia possono tranquillamente chiudere gli occhi fingendo non esista. E probabilmente Graziella, diciassettenne come tante altre, rientrava in questo modus vivendi. Finché, per curiosità o sfortuna, non incappa un giorno nell’agendina dell’ingegnere Tony Cannata, che si rivela essere il boss latitante Gerlando Alberti jr. Un disegno molto più ampio rivelerà poi la lavanderia “la Regina”, luogo di lavoro di Graziella, essere in realtà luogo di incontro di diversi malavitosi in fuga. Troppa curiosità e il dubbio che quell’agendina insinua in Graziella le costano la vita: la sera del 12 dicembre, mentre aspettava l’autobus, viene caricata su una macchina, trascinata di forza in un prato nella zona di Forte Campone, uccisa.

La storia di Graziella è diversa dalle tante storie di vittime dell’antimafia, diversa e dolorosa in primis per il lungo iter giudiziario che ha preceduto, soltanto nel 2004, la condanna all’ergastolo dei due boss Gerlando Alberti jr. e Giovanni Sutera per l’omicidio della ragazza. La famiglia di Graziella, e soprattutto il fratello Piero, si sono a lungo battuti per la ricerca della verità negli anni, schiacciati da un sistema più grande di loro, a tratti incomprensibile, in cui spesso il confine tra legalità e illegalità era invisibile, facilmente valicabile. In cui i mafiosi erano amici di poliziotti. E sconvolge anche dopo trent’anni scoprire come in un sistema del genere possa essere finita una ragazzina colpevole soltanto di trovarsi al posto sbagliato nel momento sbagliato.

di Giusy Patera

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