Attentato di Istanbul

Spesso ci domandiamo cos’è che provoca tanto odio in un essere umano quella repressione che lo spinge ad uccidere persone indifese che vivono una vita tranquilla, di lavoro, di comunità, di tradizioni, persone a cui non è mai balenato nella testa di uccidere il prossimo. Molta gente vive un concetto solido di vita: “vivi e lascia vivere”. Oppure: “non fare agli altri ciò che vuoi non venga fatto a te”. Credo che questa filosofia unisca un po’ tutta l’umanità a meno che non si è guerrafondai dalla nascita. Cosa impossibile perché in ogni religione c’è un Dio che unifica questo pensiero.

Quella gran parte di persone che condividono più o meno lo stesso pensiero sono legati a certe tradizioni attendono una notte di fine anno l’arrivo del nuovo e insieme ad amici e parenti sollevando il calice brindano in segno di pace, amore, e prosperità. Per altri non è cosi vige un concetto di: “a vendetta rispondo con vendetta” sia per il mondo Occidentale, sia per quello Orientale, e manifestano il loro odio colpendo persone civili innocenti.

Per i fedeli dell’Isis è un periodo di riscatto loro hanno sete di vendetta, la cercano nel mondo Occidentale e studiano in maniera rigorosa progetti su come muoversi e colpire, ma soprattutto la quantità di persone da colpire. Lucidano, e lubrificano le loro armi escogitando nuovi sistemi per attaccare, per spiazzare il nemico hanno sposato ai tradizionali attacchi kamikaze, nuovi sistemi, lanciarsi tra piazze o strade piene di persone con autotreni, per poi scatenarsi su altri luoghi del delitto utilizzando fucili modello “kalashnikov” semiautomatici o automatici, e  non c’è bisogno di chiamarli killer, basta sparare alla ceca tra centinaia, o migliaia di persone per devastare i loro corpi lasciandoli inermi in terra. Vittime innocenti. Come loro definiscono innocenti le loro vittime di bombardamenti. Si dovrebbe mediare per risolvere i problemi, invece si continua ad interporre odio.

E ancora una volta si rende padrone, e nella notte di Capodanno ad Istanbul in un locale di Reina mentre gente si apprestava a salutare l’arrivo del nuovo anno un attentatore arrivato in taxi nella massima disinvoltura come se fosse stato un partecipante alla festa, è sceso qualche decina di metri prima e con freddezza e lucidità ha cominciato a colpire ogni sagoma umana che si faceva incontro a lui. E senza avere minima pietà ha cominciato a colpire, la sua prima vittima è stata una donna, lui ha trovato sul suo percorso una donna, colpendola a morte. Una donna……

Ha proseguito all’interno del locale coperto da una specie di impermeabile scuro ed un berretto somigliante a quello di babbo natale sparando all’impazzata, e terminata l’opera si è dileguato svanendo nel nulla. Si è salvato chi è riuscito non come sempre si usa dire fingendosi morto o chiudendosi nei bagni, si è salvato chi è riuscito per sola fortuna a non essere stato centrato dai colpi esplosi a caso ed ha potuto raccontare quanto è successo in quella mattanza. Perfettamente riprodotta come quella dei tonni arpionati con estrema facilità ammassati nella ressa in cerca di fuga. Un colpo dopo l’altro sono caduti al suolo. Un brutale e vile attacco. Come tutti gli attacchi che si sono susseguiti in ogni parte del mondo e come il recente verificatosi sempre li in quello stesso quartiere lo scorso anno quando restarono in terra 38 persone e 166 feriti nello stadio del Besiktas.

Il mondo vive quotidianamente guerre questo perché è stato seminato odio e oggi i frutti che si raccolgono sono guerre, siamo minati in ogni angolo del mondo ma credo che in nessuna religione c’è un Dio che accetta ciò. E’ l’essere umano che ha stravolto le sue regole.

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