Decoro umano e decoro urbano

Tra le tante cose che girano sui social networks capita, a volte, di trovare anche qualcosa di bello. Così aprendo Facebook mi trovo sulla home una vignetta di Mafalda. La scena è semplice, appena quattro stacchi e poche battute. La protagonista, mentre passeggia insieme alla sua amica Susanita, vedendo un mendicante per strada, dice: “Mi fa una pena enorme vedere i poveri”, “Anche a me” risponde la compagna, “Bisognerebbe – ragiona Mafalda – dare pane, alloggio, protezione e benessere ai poveri”. “Quante cose! – conclude l’amica – Basterebbe nasconderli!”.
Di nascondersi invece non ne ha nessuna voglia, anzi fa di tutto per apparire, il ragazzo africano che da settimane si aggira per Roma armato di guanti, scopa e paletta, e pulisce le vie della capitale. La sua storia l’ho scoperta lentamente, pezzo per pezzo. Prima osservando i mucchi di foglie ed erbacce lasciati sulle aiuole di Viale dell’Università, dietro al Policlinico, poi leggendo un volantino: “Gentili signore e signori, desidero integrarmi onestamente nella vostra città senza chiedere l’elemosina!!! Da oggi terrò pulite le vostre strade. Vi chiedo soltanto un contributo di soli 50 centesimi per il mio lavoro. Buste, scope, palette e altro materiale per la pulizia sono ben accetti. Grazie”.
Un’iniziativa spontanea ma non isolata. Anche a Monteverde infatti sono apparsi volantini di questo tipo, mentre, al contrario, sono iniziate a sparire foglie, sigarette, cartacce. A pulire via di Donna Olimpia e le strade limitrofe è Mavis, ragazzo nigeriano, cristiano, scappato dagli estremisti di Boko Haram. 1200 € il prezzo della sua salvezza, tanto è costato il viaggio, non di certo in prima classe, che dalla Nigeria, attraverso il Sahara, la Libia e il Mediterraneo, l’ha portato in Italia. “Mai vista Via Jenna così pulita” dicono gli abitanti del quartiere, mentre su Facebook, Lorenzo Marinone, consigliere del XII Municipio, ha scritto: “Sei il benvenuto nella nostra comunità”.
E così ad Ostiense, a Prati, ai Parioli. Fino a Batteria Nomentana dove Destiny, come i suoi compagni, ha deciso di pulire le stesse strade che i romani inquinano ogni giorno: “Sono scappato dalla guerra in Nigeria, insieme a mia moglie e ai miei figli. Sono in Italia da 6 mesi, vivo in un campo d’accoglienza a Pomezia. Ma non ne potevo più di stare fermo”.
Contro chi li vorrebbe nascondere o contro chi li vorrebbe cacciare via, contro chi non li vorrebbe accogliere e contro quelli del “aiutiamoli a casa loro”. Destiny, Mavis e gli altri ragazzi sono scesi in strada. Ad aiutarci a casa nostra. E le strade di Roma, che sono di tutti, oggi sono soprattutto loro.

di Lamberto Rinaldi

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