Il fenomeno della migrazione lungo tutto lo Stivale italiano

La settimana di un migrante ha più o meno questo andamento: domenica 25 giugno circa 70 persone sono state abbandonate dagli scafisti nel deserto del Niger, a nord-est del Paese, al confine con la Libia. Alla fine della tratta erano sopravvissute solo 24 persone. Partiti tutti da Agadez, una città quasi sul confine opposto, hanno percorso 750 km solo con le loro gambe, in 3 giorni di cammino senza sosta. Un altro abbandono in pieno deserto si era già verificato ad inizio giugno e a perdere la vita quella volta furono 44 persone.

Lunedì 26 giugno sono stati salvati 5 mila migranti in viaggio su 5 navi e 18 gommoni. Il giorno dopo sulle navi da soccorso dirette verso i porti italiani era possibile contare 8.500 persone in attesa di ricevere aiuto e accoglienza.

Bastano questi tre giorni per disegnare sempre lo stesso, straziante quadro: partono dalle pendici più povere della Terra, attraversano monti e deserti, passano confini, in un corridoio umano non organizzato ma che esiste. L’obiettivo primo è il confine con la Libia, dove sono pronti a conoscere qualsiasi tipo di violenza e sopruso e se fortunati e ancora vivi, hanno il privilegio di imbarcarsi su navi precarie che, forse, li condurranno su delle coste “sicure”. Male che vada, hanno già pagato.

Tutto questo è diventato ormai come un vecchio refrain in cui annotiamo cifre e stime che raccontano il massacro di innocenti nel Mediterraneo. Ad occhi chiusi sapremmo dire quello che succede nei Cie, nei Cara e nei Cda del sud del nostro Paese. Ma del nord Italia chi ne parla?

L’immigrazione coinvolge ormai tutto lo Stivale: come dimenticare quello che sta succedendo in Liguria, a Ventimiglia, lungo il confine con la Francia. Lunedì, sempre 26 giugno, mentre i 5 mila di prima venivano tratti in salvo, un’ordinanza comunale disponeva la pulizia del fiume Roya, inducendo alla fuga 400 subsahariani che avevano trovato riparo sotto un cavalcavia dell’autostrada. Durante la fuga, il gruppo di migranti ha incontrato dei volontari tedeschi, che si sono offerti di accompagnarli in Francia: il giorno stazionavano tra i boschi, di notte tutti in marcia. Finché la gendarmerie li ha trovati e riaccompagnati in Italia, dove sono stati messi su dei bus, direzione Taranto.

Questo tratto, tra Italia e Francia, è chiamato ‘il sentiero della morte’ e fu scelto anche da Sandro Pertini come via per il suo esilio francese. La politica oggi non varca più confini per difendere ideali: sceglie piuttosto di andare avanti sullo Ius soli, forse una delle leggi più controverse degli ultimi anni. Bisogna solo capire se l’intento dichiarato coincide con la verità: se vogliamo davvero riconoscere una dignità, anche istituzionale, a delle persone nate e cresciute in Italia o solo accaparrare voti.

di Irene Tinero

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