La guerra del grano

FoisMigliaia di trattori hanno marciato per le piazze delle principali città italiane in difesa dei diritti degli agricoltori italiani. Una storia che sembra venir fuori dal secondo dopoguerra, quando le masse contadine di tutta la penisola manifestavano per l’attuazione del “piano verde” che, a partire dagli anni ’50, assegnava terre per la coltivazione e l’allevamento alle famiglie indigenti e di stampo rurale. Ma non siamo negli anni della ripresa, del piano Marshall, quando l’Europa stava lentamente riprendendosi dalle ferite del secondo conflitto mondiale. Siamo nel 2016 e assistere alla mobilitazione nazionale più grande degli ultimi decenni a sostegno della coltura più diffusa nel nostro Paese, sembra paradossale.

La chiave di volta della questione risiede nell’aumento del prezzo del grano, che viene pagato praticamente la metà deIlo scorso anno, “su valori che non coprono i costi di produzione e provocano l’abbandono e la desertificazione” – denunciano gli agricoltori. Una delle contraddizioni più lampanti é la situazione della Puglia, granaio d’Italia e principale produttore di grano duro. La regione è paradossalmente anche quella che ne importa di più.
Mentre sui social network si fa largo l’hashtag #guerradelgrano, Coldiretti e produttori hanno manifestato nelle principali piazze, dalla Sicilia al Molise, dalla Basilicata a Potenza fino alla Puglia, a Bari, dove è presente anche il presidente nazionale Roberto Moncalvo e sono stati segnalati forti disagi per la mobilità in città. Sembra di rivivere la mobilitazione del movimento dei Forconi nato tre anni fa, proprio sulla scia delle proteste di piazza degli agricoltori. Sui cartelli portati dai manifestanti gli slogan come  “No grano no pane”, “Stop alle speculazioni”, e “Il giusto pane quotidiano” parlano da soli.
Intanto a Bari va in scena un’eclatante dimostrazione, degna dei canali TV americani: il record mondiale della più grande pagnotta Doc per dimostrare la qualità del grano italiano rispetto al prodotto estero, quelle imitazioni della pasta italiana che fanno accapponare la pelle a ogni nostro connazionale. Dai “chapagetti” coreani alla “Italiano pasta” fatta in Egitto, dagli “spagheroni” olandesi fino ai “maccaroni” fatti in Germania.

di Giovanni Antonio Fois

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