Le elezioni e il pollo fritto del Kentucky

Impariamo questa regola: più si agitano in superficie, nell’aria, più stanno creando guasti irreparabili sotto la crosta. Per quattro voti alle amministrative spostati in qua e in là stanno facendo salti da guitti, incoronandosi Cesari e Napoleoni della politica. Naaaaa! Non cambia niente, proprio niente. Guardate invece cosa è successo neanche un paio di giorni dai risultati elettorali definitivi. L’Italia spaccata in due. Per caso politicamente? Manco per idea. Spaccata drammaticamente in due ciimaticamente. A nord nubifragi, inondazioni, travolgimento di allevamenti, vigneti e colture agricole di ogni tipo. A sud siccità, temperature da lanciafiamme, incendi, altrettanta distruzione delle colture e delle diverse attività agricole. E i politici – con tutto il mainstream cartaceo-televisivo-elettronico dell’informazione che gli ruota intorno – cosa berciano alto nel cielo? Della loro sempre più misera sterpaglia di voti, in cui tentano disperatamente di strisciare ancora come vipere e bisce. Rimuovono come un incubo il piccolo dettaglio di una siccità di voti crescente, dato che la maggioranza degli elettori ha disertato le urne, consegnando con questo il più autentico dei verdetti politici. Li avete ascoltati enunciare un piano serio di controllo e progressivo rientro dalla tragedia climatica? Naaaaa! Questo lo fanno solo per il gangsterismo bancario nazionale. E l’Europa glielo lascia fare, perché poi implacabilmente applicherà all’Italia il famoso motto: “A bandito, bandito e mezzo”. E quella metà di banditismo in più saremo costretti a ingoiarla zitti e mosca.

L’Italia dal punto di vista climatico è una delle più esposte sul piano planetario. I poderosi fenomeni di questo ultimo periodo dipendono innanzitutto dall’aumento delle temperature medie. Le quali a loro volta dipendono da altre ragioni. In primo luogo dalle crescenti emissioni di gas a effetto serra, ossia a piastra di piombo che chiude, sigilla l’atmosfera terrestre. Questi gas – prodotti dall’attività industriale umana – prevalentemente sono il biossido di carbonio o anidride carbonica (CO2), il metano e il protossido di azoto. Il ritmo impresso al cambiamento climatico travolge in un breve lasso di tempo quello che c’è stato nei precedenti diecimila anni di presenza della civiltà umana sulla Terra.

Secondo il Comitato dell’ONU sul Clima (IPCC), “dall’inizio della rivoluzione industriale, la concentrazione atmosferica dell’anidride carbonica è aumentata del 40% a causa del massiccio uso di combustibili fossili delle attività umane, la concentrazione del gas metano è cresciuta del 150% e la concentrazione del protossido di azoto è cresciuta del 20%”. I cambiamenti climatici in corso sono talmente veloci che mettono a rischio la capacità di adattamento degli esseri viventi. Dalla Mongolia colpita dalla siccità, alla Thailandia colpita dalle alluvioni, dall’Australia devastata dal fuoco alle comunità dell’Himalaya minacciate dallo scioglimento dei ghiacciai, le calamità sempre meno possiamo definirle “naturali”. Le migrazioni e per ragioni climatiche si aggiungeranno e supereranno in gran numero quelle per motivi di guerra, persecuzioni e di tipo economico. Un vero e proprio tsunami-esodo, dato che per la fine del secolo – se non si adottano misure urgenti – la temperatura planetaria è destinata a salire di 4-5 gradi centigradi.

L’Italia può essere paragonata a un hamburger buttato a cuocere sul barbecue. I dati sono ustionanti. I mutamenti sono misurati non nell’arco di uno, due o tre anni ma di tre interi decenni. Secondo l’Istituto di Scienze Atmosferiche e Climatiche del nostro CNR, l’Italia “si stia scaldando più velocemente della media globale e di altre terre emerse del pianeta. Il nuovo record raggiunto nel 2014 è stato di +1.45°C rispetto al trentennio 1971-2000. Anche a livello globale nel 2014 è stato toccato il record delle temperature globali, con un aumento di +0,46°C rispetto al trentennio 1971-2000”.

“Madamina, il catalogo è questo”, canta Leporello nel Don Giovanni di Mozart. E i nostri grandi strateghi dei pollai municipali elettorali cosa fanno? Continuano a fare sfoggio di piume, chicchirichì e beccate reciproche per tentare di conquistare nuovi pollastri e pollastrelle, mentre sono già dentro una friggitrice che li sta velocemente portando alla temperatura di cottura del pollo fritto del Kentucky. Per questo il vero cambio di paradigma non può avvenire che scendendo e guardando il mondo, il pianeta dal suo sottosuolo fisico e filosofico.

di Riccardo Tavani