Il velo di una sposa oltre i confini d’Europa

Gabriele Del Grande è venuto alla ribalta delle cronache nazionali e internazionali nell’aprile del 2017, per essere stato arrestato e imprigionato in Turchia, mentre cercava di svolgere il suo lavoro di giornalista e autore di documentari. Una campagna internazionale in suo favore ne ha ottenuto la liberazione, dopo due settimane di carcerazione, durante le quali non gli vennero formulati capi d’imputazione e concesso di parlare con un avvocato. In realtà, Gabriele Del Grande – laureato in Studi Orientali e fondatore nel 2006 dell’osservatorio Fortress Europe – si era già segnalato all’opinione pubblica attraverso un suo prezioso film documentario: “Io sto con la sposa”. Film documentario nel senso che riprende l’impresa politica concreta di abolire di fatto – dall’Italia alla Svezia – gli obsoleti confini interni europei.

Del Grande compie l’impresa insieme al poeta palestinese-siriano Khaled Soliman Al Nassiry e al filmaker Antonio Agugliano. Cinque profughi siriani sbarcano a Lampedusa con l’intenzione di arrivare in Svezia. Questo, infatti, è l’unico Paese che ha concesso uno spiraglio d’ingresso ai fuggiaschi dall’inferno bellico siriano. Si sa, però, che il lungo itinerario è ostacolato, anzi, addirittura sbarrato da una serie di linee di frontiera pressoché invalicabili. L’idea di Del Grande, Al Nassiry e Agugliano è allora quella di inscenare un finto convoglio matrimoniale, con tanto di sposa in abito bianco e un gruppo di invitati, tra i quali i rifugiati. La finta sposa è una loro amica palestinese con passaporto tedesco. Il convoglio si forma a Milano: il pulmino con sposi e invitati, due auto con gli autori e altri accompagnatori che seguono e precedono. Telefonini per comunicare e segnalare la presenza di pattuglie di polizia in prossimità delle frontiere.

Il primo ostacolo è rappresentato dal confine francese. Si fermano e lo passano attraverso un valico a piedi. Il velo bianco della sposa sfiora gli sterpi e la polvere dei sentieri. Il viaggio continua per tremila chilometri, percorsi tra il 14 e 18 novembre 2013, fino alla meta prefissata di Stoccolma, violando e abolendo di fatto i confini intereuropei. Lungo il percorso – attraversando Lussemburgo, Germania e Danimarca – i viaggiatori hanno modo di parlare delle loro speranze, aspirazioni, possibilità, traguardando il tutto attraverso il sogno che per loro rappresentava l’Europa e il contrasto della dura realtà come ora si sta loro svelando.

Il film è stato girato in arabo, ridoppiato e sottotitolato in italiano e inglese. Dopo le riprese è stata lanciata una campagna di raccolta fondi (crowdfunding), per realizzare montaggio e post produzione, al fine di distribuirlo nelle sale e presentarlo nel 2014 alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. La raccolta ha raggiunto la cifra finale di 98.151 euro, mentre l’incasso è stato di circa 300.000 €, con intorno ai 53.000 spettatori che lo hanno visto nelle sale delle 117 città in cui è stato proiettato.

di Riccardo Tavani

 

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