Trump e Kim Jong-Un: quali sono le ragioni del conflitto?

Sarà un caso ma non appena Trump si è insediato alla Casa Bianca la Corea del Nord è tornata a essere una priorità. Accade ciclicamente. Clinton arrivò a un passo dall’attacco preventivo dopo la crisi del 1994; Bush jr. la inserì nell’ “asse del male” con Iran e Iraq all’indomani dell’11 settembre; e pure Obama ha avuto a che ridire col paese asiatico. La Nordcorea è sempre stata una carta da giocarsi all’occorrenza per le amministrazioni USA. Oggi le guerre sono soprattutto economiche, finanziarie, cibernetiche. Se si vuole intervenire contro qualcuno lo si fa con le sanzioni, che non fanno meno danni delle bombe ma almeno li fanno nel lungo periodo. Oppure gli si hackerano i sistemi informatici, chè di malware non è mai morto nessuno. Però sono guerre sotterranee, non ce ne accorgiamo, non se ne parla. E poi non si combattono con le armi, il che è un danno per l’industria bellica. Quindi c’è bisogno ogni tanto di aprire un nuovo fronte. Che non significa che si andrà a sparare o che s’invaderà un paese (almeno si spera), ma anche il minimo riposizionamento di truppe – aeree, terrestri o navali – da una zona all’altra del pianeta ha il suo impatto sulle spese militari. Ad esempio comportando l’acquisto di nuove navi o nuovi elicotteri, o anche di componenti di ricambio per gli stessi. Anche Trump è stato eletto con i voti della lobby degli armamenti e quindi deve come minimo mantenere un certo livello di spesa nel budget della Casa Bianca. Tuttavia, in mancanza di altri fronti immediati, oggi la minaccia nordcoreana sembra ancora più impellente. Ora, Kim Jong-un non sarà un santarellino, nè più nè meno come suo padre e suo nonno, ma davvero ha sviluppato un programma nucleare così pericoloso da minacciare l’America ? Davvero Pyongyang può raggiungere con un missile Los Angeles o Chicago ? In linea teorica sì, ma bisogna vedere cosa realmente ci sia nell’ogiva. Probabilmente non si arriverà a una guerra atomica. Non oggi almeno. Il mondo ne ha passate di peggio, di crisi nucleari. Ma l’amministrazione Trump sembra crederci e per ora la disputa con Jong-un è solo a colpi di tweet: serve a entrambi un nemico esterno da fronteggiare. E’ la propaganda, bellezza.

di  Valerio Di Marco

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