Barcellona. La “maggioranza silenziosa”

Barcellona. La “maggioranza silenziosa” manifesta pacificamente la propria rabbia, ma se una parte condona gli atti della polizia si rischia di delegittimare una lecita posizione unitaria.

Domenica scorsa a Barcellona si è tenuta una grandissima manifestazione pro-unità. Non solo la catalana “maggioranza silenziosa”, come si autodefinisce, ma manifestanti provenienti da tutta la Spagna si sono riversati l’8 ottobre nelle strade della capitale del wanna-be stato indipendente, tanto da parlare di marea umana. Secondo gli organizzatori i partecipanti sarebbero stati più di un milione, mentre per la polizia locale circa 350.000. Ma che aria si respirava per strada?

Sebbene il tutto si sia svolto in maniera pacifica, l’atmosfera era sensibilmente diversa da quella delle manifestazioni indipendentiste pre-referendum, così come da quella della manifestazione di protesta che si è tenuta il 3 ottobre, in concomitanza di una sciopero generale, contro le violenze della polizia durante il voto. Domenica scorsa invece, tensione e nervosismo da parte della folla unionista erano palpabili. Da una parte c’era da aspettarselo, dato che questa manifestazione è arrivata una settimana dopo il referendum illegale che il primo ottobre non solo ha con le violenze della polizia scosso la penisola iberica e l’intera Europa, ma che ha visto nei giorni successivi il Presidente catalano dichiarare che la regione aveva conquistato, con gli eventi del primo ottobre, il diritto a vedersi riconosciuta come Stato indipendente.

Affermazione, questa, che fa leva sulle violenze della polizia e sulle azioni repressive di chiusura di seggi elettorali e sequestro di urne colme di voti, ma che non considera che, nonostante la chiusura di alcuni seggi che avrebbero permesso di votare a sicuramente più persone, solamente il 42% dei circa 5 milioni aventi diritto è andato a votare, esprimendosi per il 90% a favore l’indipendenza. Questo lascia dedurre che una notevole fetta della popolazione votante, che realmente potrebbe essere la maggioranza, sia per l’unità, e che comunque il risultato di questo referendum, illegale ma che avrebbe potuto acquistare legittimità con un turnout maggiore e con un risultato più rappresentativo, non sia un solido terreno sulle basi del quale dichiarare l’indipendenza della Catalogna.

Alla luce di ciò, non si faticano a scorgere le motivazioni della pacificamente espressa rabbia unionista. Tuttavia, sebbene la manifestazione si sia svolta senza violenza e in alcuni punti anche con aria di festa, i toni erano aggressivi e non sono mancati i cori incitanti alla galera per il Presidente catalano Puigdemont e gli inni a difesa della polizia nazionale, protagonista delle violenze il giorno del voto.

In particolare, in via Laietana, una delle strade principali di Barcellona e sede del Comando della polizia nazionale, si respirava un’aria pesantissima. Letteralmente inondata di gente, di un’omogeneità sconcertante dal punto di vista etnico e demografico, niente famiglie con bambini, nessuna aria di festa, ma cori tonanti di un’aggressività sorprendente e ringraziamenti alla polizia per il lavoro svolto, è andato in scena un macabro nazionalismo che rischia di delegittimare quella che invece è una più che lecita difesa di una Spagna unita.

di Giulia Montefiore

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