La condizione della donna e l’Alleanza indicata da Papa Francesco

Il racconto di Adamo ed Eva, la visione del sacro legame che unisce, dovrebbe unire, un uomo e una donna che decidono di costruire insieme una famiglia, si è arricchito di una nuova prospettiva nel discorso tenuto da Papa Francesco all’Accademia della Vita.
Il Papa ha fatto riferimento, stavolta, alle caratteristiche della speciale Alleanza che potrebbe caratterizzare il rapporto. Un’Alleanza aperta al mondo, una comunione volta non solo al reciproco sostegno ma anche una “intesa degli uomini e delle donne sul senso della vita e sul cammino dei popoli”.
La famiglia, in crisi nell’odierna società, troverebbe in sé stessa un’energia nuova in grado di diventare risposta e sostegno per l’intera collettività. E ancora una volta le parole di Papa Francesco, in questo mondo che, considerato nella sua totalità, continua a riservare alle donne ruoli ristretti, in alcuni casi di servitù e pura, obbligata obbedienza, hanno un suono positivamente rivoluzionario.

La donna diventa alleata dell’uomo per restituire al mondo energia. Nell’incontro e nella costituzione della famiglia e nel suo significato rispetto alla collettività troverebbe senso, secondo il Papa, che sia l’unione di un uomo e di una donna a darle vita.
Il ruolo della donna nelle parole di Francesco è sempre vitale, centrale. Le donne diventano ispirazione d’amore, non solo materiale, ma nutrimento dello spirito, incentivazione per una società dominata dall’incontro.
Gli uomini e le donne sono chiamati “a parlarsi, con amore, di ciò che devono fare perché la convivenza umana si realizzi nella luce dell’amore di Dio per ogni creatura.” Oltre ogni particolarismo, oltre ogni amore vissuto nel solo contesto familiare, respingendo il concetto di neutralità dei sessi, ma mantenendo invece ben presenti le caratteristiche di ognuno, gli uomini e le donne, in posizione assolutamente paritaria, devono collaborare per creare una società nuova, superandone l’attuale disgregazione.
La novità consisterebbe nel ruolo nuovo assegnato alle donne, che non rimarrebbero relegate nel concetto chiuso di angeli delle mura domestiche, ma diventerebbero collaboratrici attive dell’uomo.

La figura del femminile sarebbe quindi importante tanto quanto quella del maschile.

Una riflessione su entrambe dovrebbe, secondo Papa Francesco, portare alla scelta di non accettare l’idea di un annullamento delle differenze tra uomo e donna, ma si dovrebbe semmai tentare di “contrastare le interpretazioni negative della differenza sessuale, che mortificano la sua irriducibile valenza per la dignità umana”. Non cancellare le differenze tra uomo e donna significa restituire loro un valore, un significato nelle relazioni, a tutela della reciproca dignità.
Resta un enorme difficoltà culturale, che sembra, ancora oggi difficile da superare. Le donne sono chiamate ad essere madri e, spesso, in questo loro naturale compito sono costrette a fare delle scelte di rinuncia. Rinunce che non sono chieste ai padri. In una situazione di mobilità e licenziamento si parla di “padri di famiglia che restano senza lavoro” e si guarda alla figura femminile come supporto economico secondario.

Le donne ancora oggi guadagnano meno, nelle stesse posizioni lavorative degli uomini. Possono perdere il posto di lavoro perché c’è il convincimento culturale che, tanto, qualcuno le manterrà. E se le donne non volessero tutto ciò? Se non volessero più e definitivamente affidare la propria vita a qualcuno? Se volessero rendersi indipendenti da ricatti economici (ti do da mangiare quindi dimmi grazie e bada ai compiti che per “natura” sono a te delegati)?
La differenza tra i due sessi, la scelta di non neutralità del sesso, rischia sempre di ritorcersi contro la parte femminile, che sembra non avere diritto ad avere aspirazioni personali, di crescita, in settori che non siano quello dell’essere madre e componente di rilievo di una Alleanza. E questo finisce sempre con il mantenere le donne in una posizione subordinata socialmente rispetto alla figura maschile.
Quello che si vorrebbe meglio comprendere è: in cosa consiste l’auspicio di non cancellare le differenze tra uomo e donna? Sancirlo in nome di una famiglia che deve evolversi nel rispetto della parità dei sessi, dimenticando ciò che la famiglia è stato in passato, nell’ottica di un futuro migliore anche per la parte femminile del mondo, andando oltre una proclamata, non effettiva, parità, non sarebbe forse meglio?
Sarebbe interessante un approfondimento maggiore di questi aspetti, forse presenti in germina già da adesso nel pensiero di Papa Francesco, trasmettendone così il rilievo e la portata a chi ancora non percepisce come positivo il cambiamento.

di Patrizia Vindigni