Troppo piccole per un dramma immenso: le spose bambine in Nepal

Il 25 aprile del 2015 un terremoto di magnitudo 7.8 ha devastato il Nepal, causando una cifra accertata di almeno novemila morti, radendo al suolo centinaia di migliaia di edifici e lasciato nella disperazione e nella povertà assoluta tre milioni di persone.

Più di due anni dopo, con una ripresa così lenta da poter essere definita nulla, il tasso di povertà del paese, già tra i più alti del pianeta, è cresciuto a dismisura. Le vittime maggiori sono ovviamente donne e bambini. Tra il dramma della distruzione e quello della povertà, ciò che ha trovato modo di prosperare grazie al sisma è il mercato di bambini: figli di persone cadute in miseria o piccoli rimasti orfani, smistati da trafficanti per lavorare nelle miniere o nelle fabbriche. La tratta in due anni è aumentata del 15%, e non accenna a interrompersi. L’aspetto più tragico è che per le famiglie, a volte, vendere i propri bambini è l’unico mezzo per illudersi di assicurarsi un futuro migliore. Per le piccole non ancora donne, invece, è solo l’inizio di un tunnel da cui la luce è davvero lontana.

Il dramma delle spose bambine vede il Nepal al terzo posto (dopo Bangladesh e India) nella classifica stilata dall’Unicef. Una percentuale altissima di bambine viene data in sposa prima dei 15 anni, nonostante una legge del 1963 vieti i matrimoni precoci, imponendo i 20 anni come età minima per le unioni. Ma una polizia che di rado interviene per far rispettare la norma, e un governo che rimanda di decenni un intervento efficace per sradicare il fenomeno, rendono un inferno la vita di chi in Nepal ha la sfortuna di nascere povera e donna. A volte i matrimoni vengono stabiliti fin dalla nascita, e in situazioni in cui il matrimonio viene considerato dalla famiglia un sollievo economico, certo non si pensa a costruire rapporti di rispetto e amore.

Vittime troppo piccole, ma perfettamente in grado di capire che non hanno scelta: impensabile l’età del gioco e dell’istruzione, il matrimonio è l’unica via da prendere se si vuole evitare violenza, povertà, isolamento. In un contesto in cui il governo interno è inesistente e ciò che vincono sono fattori esterni che si fondono con la cultura di un popolo, l’unica luce per le bambine del Nepal è rappresentata da un intervento immediato che vada oltre gli interventi e le norme locali, per un dramma che rischia di non arrestarsi mai.

di Giusy Patera