VERI O FALSI? Le monete false esistono da quando esistono le monete vere

A molti di noi sarà capitato qualche volta di avere per le mani, magari proveniente dal resto della spesa al supermercato, una moneta o una banconota falsa. Spesso facilmente riconoscibile, altre volte di buona fattura e quindi a prima vista difficilmente identificabile. Chi si è ritrovato con falsi di banconote di discreto valore, la prima domanda che si sarà posto è cosa fare e magari come fare per riottenere lecito denaro corrente. Chi invece si è visto rifilare un falso di moneta spicciola ( 50 centesimi, 1 euro…), probabilmente avrà affrontato con più leggerezza la cosa e con un pò di curiosità, osservando la moneta, si sarà chiesto chi e come l’avrà realizzata. Con un pizzico di curiosità in più, qualcuno si sarà anche chiesto in seguito da quanto tempo la moneta viene falsificata. Rispondere a questa domanda è molto semplice: la moneta falsa esiste da quando esiste la moneta stessa. Fin dai tempi in cui, per la prima volta, gocce di metallo prezioso venivano contrassegnate col nome o col simbolo dell’autorità che ne permetteva l’emissione, i falsari hanno studiato metodi sempre più raffinati per rendere indistinguibile( a una prima occhiata) una moneta falsa da una buona. Parliamo di tempi e posti remoti, della Lidia ( antica regione anatolica) del VII secolo a.C., in cui come moneta si usavano globetti di elettro ( lega di oro e argento) marcati con teste di leone, teste di grifone etc., simboli delle città che le coniavano.

Erodoto ci narrà, in un passo delle sue Storie, che gli abitanti dell’isola di Samo, cinti d’assedio dagli Spartani ( nel 523 a.C. circa), si siano liberati pagando a questi ultimi un tributo di numerose monete di pombo rivestite da una sottilissima pellicola d’oro. Gli Spartani, non accorgendosene, accettarono il pagamento e tolsero l’assedio. Grande astuzia dei greci asiatici o ingenua semplicità degli Spartani?

Sono questi gli anni in cui la moneta in quanto tale si è già diffusa da un cinquantennio in tutta la Grecia e nelle colonie greche del sud Italia. In questi territori il metallo preferito non è l’elettro nè tantomeno l’oro ( che verrà coniato solamente in caso di estrema necessità, spogliando i simulacri delle divinità degli ornamenti dorati, poi risistemandoli al loro posto una volta cessata l’emergenza), ma l’argento. Grande uso di argento fa Atene, a due passi dalla quale il monte Laurion, generoso, ne concede in grandi quantità. Diversi sono i falsi di moneta ateniese ( avente il nome di tetradramma, del peso di 17 grammi circa) ritrovati: essi hanno un anima di bronzo e sono rivestiti da una lamina di argento. Si parla in questo caso di monete suberate, dal latino sub ( sotto) ed Aes,aeris cioè bronzo, con esplicito riferimento al metallo sottostante la lamina. Molte monete ateniesi, anche autentiche, recano delle tacche sul bordo: i cambiavalute dell’epoca, per accertarne la genuinità, vollero verificare che la moneta fosse completamente d’argento.

Dalla Grecia si passa a Roma e dalla tetradramma al denario d’argento, la moneta centrale dell’economia romana, emesso dalla fine del III secolo a.C. alla metà del III secolo d.C.

Molti sono gli esemplari di denari suberati di epoca repubblicana, soprattutto di II e I secolo a.C.

Ad immetterli in circolazione non solo i falsari ma, come sembra ormai certo, in misura di gran lunga maggiore anche lo Stato stesso: lo dimostrerebbero l’accuratezza con cui i falsi venivano realizzati e l’utilizzo di conii usati anche per le monete “buone”. Uno dei motivi, oltre al lucro, era quello di risparmiare metallo prezioso in momenti in cui questo scarseggiava o in un momento di crisi economica o bellica.

Nei secoli successivi, la moneta falsa emessa dallo Stato continuò ad avere successo non solo economicamente, per mero guadagno ma anche politicamente per destabilizzare le economie di stati rivali. Si pensi ad esempio alla famosa Operazione Bernhard, durante la II Guerra Mondiale: un piano dei tedeschi che aveva come scopo la contraffazione di banconote da 5, 10 20, 50 sterline e la loro immisione in circolazione per far aumentare l’inflazione e annientare il sistema economico inglese.

di Fabio Scatolini

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