Stato-mafia: i pm non trattano,chiedono 88 anni per 8 imputati

Nella requisitoria finale i pm non trattano, chiedono 88 anno per 8 dei 9 imputati. 15 anni di carcere per il colonnello Mario Mori, 10 anni per il generale ed ex comandante dei Ros Antonio Subranni. 6 anni per il signor Nicola Mancino, ex ministro che telefonava a Napolitano per chiedere di intervenire. 16 anni per Leoluca Bagarella boss di Cosa Nostra. 12 anni per Marcelll Dell’Utri, ex senatore e fondatore di Forza Italia. Il procuratore Teresi chiude la requisitoria finale con le parole di Riina e Graviano su Berlusconi e l’amico Marcello Dell’Utri a proposito delle stragi del 1992-’93 e dei tentati ricatti di un anno fa. “ Percepito il pericolo il premier Berlusconi prese la direziine chiesta dai boss con il salva-ladri Biondi e la proposta di legge Maiolo”. Nessuno può sapere come finirà il processo sulla trattativa, giunto ieri dopo 202 udienze di dibattimento e 8 di requisitoria alle richieste di di pena dei pm per un totale di 88 anni di carcere ai 9 imputati. La sentenza che verrà emessa ad aprile dalla Corte di assise composta dal presidente Alfredo Montalto, dalla giudice a latere Stefania Brambilla e da 6 giudici popolari, potra avere diversi esiti. “ Siamo convinti di avere raggiunto la prova delle responsabilità degli uomini dello Stato e dei boss di Cosa Nostra che hanno condotto una ignobile trattativa nella stagione delle stragi e per questo ne chiediamo la condanna”. Così conclude il pm Teresi, aggiungendo che “questi fatti hanno avuto a che fare con le stragi: Capaci è l’ultima strage della Prima Repubblica, e via D’Amelio la pri a della Seconda Repubblica. Mi auguro che altre autorità giudiziarie competenti, magari in ossequio al principio della obbligatorietà dell’azione penale, potranno leggere questi fatti e metterli nella relazione per loro penalmente rilevante”. I processi di questa portata, prima ancora che a mandare in carcere i colpevoli, servono ad accertare la verità processuale, cioè quella porzione di verità storica che si riesce a dimostrare in un aula di tribunale con documenti, testimonianze, confessioni e intercettazioni. Le prove che i pm hanno messo a disposizione della Corte, sono impressionanti, se si pensa che sono passati 25 anni dai fatti e ai sistemi di depistaggio, sabotaggio e boicottaggio messi in atto fino ai livelli istituzionali, politici e giudiziari più alti. Proprio per questo la ricostruzikne dei fatti è piu cruciale della punizione degli eventuali colpevoli. Gli imputati superstiti dopo tutti questi anni di indagini e udienze, sono persone molto anziane e ormai prive di cariche pubbliche. Ma le protezioni di cui hanno goduto e godono dimostrano il formidabile potere intimidatorio e ricattatorio che deriva proprio dalla loro conoscenza di quelle vicende. Sanno e conoscono quello che hanno fatto, con chi e per conto di chi. E siccome in Italia non si butta via niente, scrive Travaglio, sono in grado di spaventare mandanti, complici, e favoreggiatori rimasti nell’ombra.

di Claudio Caldarelli

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