Laureati al lavoro: in nuovi dati Eurostat per l’Italia

Secondo i nuovi dati Eurostat i laureati in Italia sotto i trentacinque anni che a tre anni dalla laurea risultano occupati sono il 58%. Questo dato rappresenta una ripresa rispetto al 2014, anno in cui si è registrato un picco negativo del 49,6% dopo una discesa iniziata in concomitanza con la crisi economica del 2008, quando gli occupati a tre anni dalla laurea erano il 67%. Nonostante il dato positivo, l’Italia risulta comunque essere penultima nell’Unione Europea davanti solamente alla Grecia, i cui occupati a tre anni dalla laurea sono il 54%, a fronte di una media europea nettamente superiore: l’82,7%.

Osservando i dati differenziando per genere, troviamo che le donne impiegate a tre anni dalla laurea in Italia sono oggi il 57,2%, un dato positivo rispetto al 55,9% del 2016, ma ancora lontano dall’81% europeo. Il dato riferito agli uomini nel nostro Paese ha invece registrato una flessione negativa, scendendo al 59,3% dal 60,5% del 2016 e a fronte di una media UE dell’84,9%.

Numeri che fanno ancora più impressione se li leggiamo alla luce dei dati proprio sui laureati tra i 25 e i 34 anni, ovvero la stessa popolazione analizzata per i dati sull’occupazione. In Italia infatti il 26,4% di questi risulta laureato, in crescita rispetto al 25,6% del 2016%, ma pur sempre lontano dal 38,8% medio europeo. La situazione è migliore per le donne, 32,9%, che per gli uomini, 19,9%, un dato che rispecchia, e anzi amplifica, la media europea, secondo la quale le laureate tra i 24 e i 35 anni sono il 44% a fronte del 33.6% degli uomini. I dati sul livello di occupazione dei laureati italiani e sulla loro percentuale rispetto alla popolazione presa in considerazione, ci indica quindi che non solo questi trovano in media meno lavoro rispetto ai loro colleghi europei, ma anche che sul territorio nazionale devono competere con meno persone. Questo non vuol dire che la competizione sia necessariamente inferiore. Infatti, questi dati ci indicano da una parte proprio che è la richiesta di lavoratori con un livello di istruzione elevato ad essere bassa nel nostro Paese, dall’altra anche che l’inasprimento dei requisiti di pensionamento avvenuto a partire dal 2008 avrebbe agito da freno. Infine, per avere una panoramica più chiara, si dovrebbero confrontare le percentuali italiane ed europee relative ai laureati che trovano un lavoro per il quale è richiesto un diploma di laurea, per capire quanti tra i laureati impiegati siano riusciti ad “utilizzare” il proprio titolo di studio superiore.

di Giulia Montefiore

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