Commodo

Quando un uomo costruisce qualcosa di valido per l’umanità, va sempre oltre sè stesso

Quasi 1819 anni fa esatti , il 31 dicembre 192 d.C., una congiura metteva la parola fine al più che decennale regno di un controverso imperatore, Commodo, personaggio divenuto famoso nell’ultimo decennio per merito del colossal “Il gladiatore” di Ridley Scott. Il film ci presenta Commodo come una figura ambiziosa, spregiudicata, capace di uccidere il padre per ottenere il potere che lo stesso gli aveva negato, violento, vendicativo, schizofrenico: la Storia ci dice che in realtà Marco Aurelio morì di peste a Vindobona (Vienna) nel 180 d.C. e che elesse il figlio al rango di imperatore già nel 177 d.C., quando era ancora in vita quindi. Ma molti aspetti del carattere che traspaiono dal Commodo della pellicola sono effettivamente tramandati dalle fonti romane dell’epoca.

Ci viene riportato che già da giovanissimo Commodo diede prova della sua indole malvagia, facendo gettare in un forno uno schiavo colpevole di aver scaldato troppo l’acqua per il bagno. Una volta divenuto il solo imperatore poi, le cose non sembrano essere migliorate: si inimicò quasi subito il senato, sotto di lui dilagò la corruzione, molti personaggi di cui lui si circondò,uomini di fiducia, erano abietti e senza scrupoli pronti ad arraffare quante più ricchezze possibili e ad uccidersi l’un l’altro pur di arrivare sempre più in alto. Del resto Commodo stesso si impadroniva dei beni senatoriali tramite confisca. Uscì indenne da tre congiure, la prima delle quali fu nel 183 d.C. organizzata, tra gli altri da sua sorella Lucilla, in seguito relegata a Capri e uccisa. Ma veramente fu un personaggio così crudele, inetto e senza pietà? Le maggiori fonti che noi abbiamo sono redatte da uomini provenienti dai ranghi senatoriali, che avevano tutto l’interesse a dipingere in questo modo Commodo (la “macchina del fango” esisteva già all’epoca): lo stesso avvene per i celebri Caligola, Nerone e Domiziano. Provando a inquadrare questa figura da un’altra prospettiva ci accorgiamo che era un uomo con una mentalità molto in là per il suo tempo e proprio per questo forse non fu capito, inimicandosi il senato di Roma con una mentalità più conservatrice.

Da altre fonti sappiamo che durante il suo regno le province godettero di prosperità e buon governo, grazie a governatori che si occupavano della sicurezza e del benessere dei cittadini che avanzavano diritti d’uguaglianza all’interno dell’impero. In un cippo trovato in una provincia leggiamo scritto “ sotto il regno di Commodo tutto il mondo è felice” e si coniarono monete con la dicitura Felicitas Saeculi,  felicità dell’era ( l’era di Commodo) . Alcune fonti ce lo descrivono come umile di fronte alle delegazioni provinciali che riceveva, convinto che popoli dalla storia millenaria come Egizi o Greci dovessero ritrovare la propria dignità. Commodo ormai era cosciente che il mondo stava cambiando e che l’idea di provincie asservite a Roma apparteneva al passato: immaginava parità di diritti per romani e provinciali, per nobili e per plebei ( mise alcuni servi e provinciali in posti di rilievo perchè li riteneva molto più capaci di certi aristocrastici).  Molti patrizi lo accusavano di aver trasformato Roma in una colonia straniera. Fu questa sua apertura mentale a portarlo alla rovina, ma i tempi erano ormai maturi e la Storia gli diede ragione: circa vent’anni dopo, nel 213 d.C. Caracalla, figlio di Settimio Severo emana la “Constitutio Antoniniana” stabilendo l’estensione della cittadinanza romana a tutti gli abitanti dell’impero: ciò significava parità di diritti per tutti quanti. Inoltre Settimio Severo riabilitò la sua figura, divinizzandolo ed erigendo statue in onore alla sua persona. Possiamo quindi a ragione citare questa frase di Nietzsche: “quando un uomo costruisce qualcosa di valido per l’umanità, va sempre oltre sè stesso”.

di Fabio Scatolini

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