Un impegno garbato ma rivoluzionario
Un impegno garbato ma rivoluzionario, un essere presente con le parole che spingono i cambiamenti, un modo di scrivere che sottolinea chi siamo fuori dalla falsa realtà piccolo borghese. Così Pablo Simonetti, scrittore cileno, ci racconta la vita dei suoi personaggi descritti in “Vite Vulnerabili” il libro edito da Lindau. Ma la vera rivoluzione di Pablo e nel suo impegno civile sul fronte dei diritti negati e delle minoranze. Il Cile, il suo paese, dove gli strascichi della dittatura di Pinochet sono ancora molto evidenti, è un paese ancorato sui fondali di un mare di bellezza che viene sottaciuta e spesso nascosta. La bellezza di un mondo che gira intorno a noi, ma che noi rifiutiamo perchè la maschera della morale distorce la nostra vera natura.
Pablo Simonetti con garbo e determinazione ci parla dei Mapuche, il popolo della terra, originario del Cile che vivono di agricoltura, anzi sopravvivono perchè non hanno più terra. I Mapuche il popolo dai diritti negati, perseguiti perche resistono per difendere le proprie radici. Una minoranza dimenticata che Simonetti rimette al centro dei suoi interventi pubblici senza mai essere eccessivo, ma convincente. I suoi racconti sono luoghi semplici ma complessi, sono vite vulnerabili che cercano di esprimere il disagio quotidiano in cui sono confinati dal potere della morale che stritola i sentimenti e la gioia di vivere. Tutto è stereotipato, come se una camicia di forza ti costringesse a reprimere la tua vera natura. La negazione della sessualità e di tutto ciò che di meglio c’è in noi. La diversità sessuale fa paura, mette in discussione i ruoli e le certezze, spazza via anni di oscurità e può liberare energie fino ad ora represse. I personaggi di Pablo vivono nel Cile post-Pinochet, ma subiscono tutte contraddizioni di una società oppressa per anni che ancora non si libera dei fantasmi del passato. Un passato drammatico in cui tutto è stato represso con una violenza inaudita. Una violenza che non ha lasciato spazio alle diversità. Pablo mentre racconta, ti guarda negli occhi, entra nel profondo in connessione con il tuo sentire, il suo mezzo sorriso lo accompagna anche quando racconta le violenze della polizia nel fabbricare prove false per arrestare innocenti che hanno la sola colpa di difendere gli oppressi e i più deboli. Uno scrittore dal fascino ispano-europeo dal garbo inglese, elegante dei gesti, diverso e simile ai suoi personaggi, determinato e fragile, incanta il pubblico che lo ascolta ed affascina me che lo intervisto. Pablo Simonetti uno scrittore contemporaneo che usa la diversità con eleganza e sincerità per cambiare un modello di vita che non da gioia ma solo inquietudine, una routine che confonde la bruttezza con la bellezza. Una vita regolata dalla paura di essere se stessi perchè non accettati, una vita da vivere liberamente senza morale cattolica, ma dettata dalla etica e dai principi di giustizia, equaglianza, fratellanza e libertà.
“Lo chiamano granello di sabbia. Ma lui non chiama se stesso nè granello nè sabbia. Fa a meno di un nome, generale o individuale, permanente, effimero, scorretto o appropriato. Del nostro sguardo e tocco non gli importa. Non si sente guardato e toccato. E che sia caduto sul davanzale è solo un’avventura nostra, non sua. Per lui è come cadere su una cosa qualunque, senza la certezza di essere già caduto o di cadere ancora.” Wislawa Szymborska poetessa polacca con questi versi dipinge un modo di essere talmente semplice da risultare straordinario nella sua essenza percepita. Pablo Simonetti è un granello di sabbia che smuove immense distese di granelli come lui, destinati a rimanere tali senza il suo garbato ma determinato esserci. Tutti possiamo percepire, con umiltà, la sua poetica limpida su temi “proibiti” senza che i piani narrativi si intreccino, anzi rimangono su un piano temporale quotidiano e per dirla come Eugenio Montale:”…un miracolo che ognuno deve salutare con commozione”.
di Claudio Caldarelli