700 vuoti di plastica per il sogno di Zeid
Muath Abou Zeid ha 35 anni, quattro figli, vive a Gaza e ama l’ambiente.
Spinto dalla sua passione per la natura e dalla difficoltà del vivere in un Paese che soffre di un tasso di disoccupazione superiore al 45% – anche a seguito del blocco economico cui la Striscia è sottoposta da decenni e che nelle ultime settimane è diventato ancora più oppressivo – Zeid, un imbianchino che ha perso il suo lavoro, ha costruito una barca con centinaia di bottiglie di plastica raccolte sulla costa di Rafah nella Striscia di Gaza ed è diventato un pescatore.
Con molto ingegno, 700 vuoti di bottiglia, un po’ di colla, spago e una tavola di legno, la barca di plastica di Zeid, nonostante l’embargo, è pronta per prendere il mare.
Ogni giorno, dopo otto ore di pesca, Zeid riesce a tornare a casa con cinque, sei chili di sardine, triglie e altri piccoli pesci. Non molto, ma tutto pescato con gli ami e con pezzi di vecchie reti perché a Gaza non si trova la nuova attrezzatura che potrebbe rendere le uscite più fruttuose.
A limitare Zeid, oltre alla fatica di spostare solo con i remi la sua barca di bottiglie anche le limitazioni imposte dall’esercito israeliano che non consente ai pescatori di Gaza di allontanarsi oltre le sei miglia marine dalla costa. Pena il blocco da parte delle autorità militari e il sequestro dell’imbarcazione.
Zaid poi vende quanto ha pescato ai passanti, sul lungomare. Un’intera giornata di lavoro gli frutta dai venti e quaranta shekel, cioè dai cinque ai dieci euro, con i quali sopravvive la sua famiglia.
Ma Zaid guarda avanti e non vuole fermarsi alla barca. Ha molte altre idee per riutilizzare le bottiglie vuote lasciate sulle spiagge, aiutare la sua famiglia e fare qualcosa per l’ambiente.
di Enrico Ceci