Opposizione al governo, in una battaglia politica che ha perso ogni significato

In un paese normale, chi vince le elezioni governa, secondo la propria linea politica e chi le perde fa opposizione, seguendo i propri principi. Col termine “opposizione”, si dovrebbe quindi intendere una qualsiasi azione per impedire od ostacolare l’attuazione di ogni atto, contrario alla propria linea politica. Guardando all’ultimo periodo, come pure agli ultimi decenni, il modo per contrastare le scelte politiche di chi governi, più che attraverso uno scontro d’idee (quelle concrete, come pure i principi di partito), è avvenuto attraverso un attacco alle persone. La cosa non ha risparmiato nessuno, né da destra, né da sinistra, né dai sovranisti, né dai movimentisti, usando il fango mediatico, insozzando l’informazione di notizie palesemente false (le fake news…), attuando una sorta di fuoco di sbarramento, spesso fatto di nulla, ovvero di parole senza fondamento: il vero dibattito politico, alla fine è diventato marginale. Sobillando il livore personale nei confronti del politico di turno, si sono sempre più accantonati i temi concreti di un dibattito politico: se governare dovrebbe essere un impegno vòlto al miglioramento della vita, del lavoro, della salute, della popolazione, quale peso relativo dovrebbe darsi alla persona di chi governi? Se un politico, o uno della sua cerchia (un suo parente, collaboratore, amico), dovesse macchiarsi di una qualche colpa penale o etica, indipendentemente dall’operato politico, è giusto che costui sia perseguito a norma di legge e che la cosa sia conosciuta, ma non è logico e non è corretto, fare di questo uno strumento di opposizione. Se, nell’ambito dello scontro politico, può essere giusto chiederne le dimissioni, è sicuramente sbagliato mettere in primo piano questi fatti, a scapito dei presunti scempi, dell’azione di governo.
Che un premier come Berlusconi abbia fatto o meno sesso con baby prostitute, è cosa che dovrebbe interessare la magistratura per le eventuali violazioni del codice penale e che dovrebbe porre seri quesiti morali all’interno dell’elettorato, ma non dovrebbe diventare l’unico strumento di “affondo” da parte dei suoi oppositori: mentre si discuteva se Ruby fosse la nipote di Mubarak, il cittadino migliorava o peggiorava, il suo tenore di vita? Mentre si attaccava il “giglio magico”, per le vicende del padre della Boschi, come per quelle dello stesso premier Renzi, il paese era in ripresa o stava decadendo? Oggi, mentre i conti pubblici sono a forte rischio, ha senso parlare del concorso per docente universitario del premier Conte? Quanto è importante la presunta storia della casa popolare dalla madre della Taverna? E ancora, quanto si dovrebbe parlare del calo di ascolti della trasmissione condotta dalla compagna di Salvini? E’ tutto marginale, secondario, rispetto ai mali del paese, nei confronti dei problemi della popolazione. Al di là dei vessilli e delle ricette, mentre per decenni ci si perdeva dietro alla demonizzazione degli avversari, abbiamo mai sentito qualcuno parlare della perdita del potere d’acquisto degli stipendi? Mentre si rincorrevano scandali sessuali o i nepotismi di turno, qualcuno ha lavorato per ridurre realmente l’impoverimento della società? Mentre si riempivano i media di cerchi, raggi o gigli magici, quanto si discuteva di lavoro? di salute? d’istruzione? di ambiente?
In uno scenario politico in cui dalle stanze del potere, quale il Ministero degli interni, ci si rifaccia a parole pronunziate da un condannato in via definitiva in un’inchiesta di mafia, per attaccare gli avversari politici, un’opposizione degna del suo nome, dovrebbe contrastare il malopotere in aula parlamentare e nelle agorà mediatiche (in modo intelligente, ovvio), col rivoluzionario uso della Verità. Invece di spendersi a screditare nella persona il suo avversario politico, dovrebbe mostrarne l’inadeguatezza delle scelte, magari proponendo alternative concrete, tenendo bene a mente che l’azione politica dovrebbe essere finalizzata al bene del cittadino, non alla demolizione degli avversari. Senza contare che prima o poi, chi di fango ferisce, di fango perisce…
Ecco, oggi in questo ci sarebbe da chiedere: “E il Piddì?” Guardando le sue scelte, la forza di questo governo gialloverde, è che non c’è nessuna opposizione (e forse non c’è mai stata).

di Mario Guido Faloci

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