Degrado ambientale ed eventi catastrofici. E’ il momento di riconoscere le nostre responsabilità

La popolazione del pianeta è aumentata negli anni e, oggi, è costituita da quasi otto miliardi di persone. Non è cresciuta di pari passo l’attenzione per i mutamenti ambientali causati dall’inquinamento, prodotto, in senso lato, dagli otto miliardi di abitanti il pianeta. Si continuano a mantenere inalterate abitudini che comportano un aumento della temperatura del pianeta, cresce la CO2, i fumi che si immettono nell’aria, i veleni riversati nei mari, la plastica (inventata dall’essere umano) sta invadendo i mari e la terra sottraendo spazio vitale.
Il mare, le foreste stanno subendo un processo gravissimo di degradazione. Muore l’acqua fonte di vita di ogni essere ma i grandi del mondo pensano solo al PIL e a non scontentare i loro elettori.
Le conseguenze le stiamo pagando in termini di disastri ambientali causati da piogge torrenziali, in zone colpite da siccità, in fiumi, prima inesistenti, che esondano e travolgono con le proprie acque cose, persone, animali.
Le ultime gravissime notizie, i morti che, causa maltempo, sono diventati tanti, i dispersi, da ricercare su territori vastissimi, stanno facendo riflettere alcuni, ancora non tutti, su quanto sta accadendo.

In Europa il nostro mare, il Mediterraneo, si sta riscaldando in modo rapido. Le acque sono più calde, le temperature, in questa zona fittamente urbanizzata, sono sempre più alte. E’ un mare che sta soffocando perché si riversa in esso di tutto. E’ un mare che non ha sbocchi, che è quasi un immenso (putrido tra non molto) lago. Non dobbiamo stupirci se si creano più frequentemente fenomeni metereologici di portata fortemente impattante sul territorio.

Nel Mediterraneo continuiamo a riversare tonnellate di plastica. E’ un mare che sta perdendo la sua biodiversità, in cui, negli stomaci di una percentuale sempre più alta di pesci, si trovano pezzi di plastica. Muoiono tartarughe, capodogli, la stessa flora marina fatica a respirare e muore lentamente lui, il mare, senza ossigeno.
E’ un clima modificato che comincia a far paura, perché uccide. E ben venga la paura! Che si presenti ai nostri cuori facendo capire che è ora di intervenire, ora di mettere in atto, da parte di ogni singolo individuo, comportamenti virtuosi. Non è accettabile che di fronte alla semplice richiesta della raccolta differenziata, che serve anche a riutilizzare la quasi totalità della plastica prodotta, di fronte alla richiesta di tornare ai prodotti sfusi, per evitare l’uso del maledetto polimero, qualcuno trovi ancora voce per lamentarsi. Soffocate le vostre lamentele o soffocherete anche voi per la plastica.

I cittadini devono imparare a rispettare l’ambiente, osservando i comportamenti richiesti (raccolta differenziata, uso dei mezzi pubblici). Le industrie devono reinventare un sistema per vendere i loro prodotti senza l’utilizzo di tutti quegli imballi che in buona parte finiscono per inquinare il pianeta.

Ogni nostro gesto ha una diretta conseguenza sulla Terra. Gettare un mozzicone di sigaretta, lasciare una bottiglia di plastica in spiaggia, utilizzare piattini, bicchieri, posate di plastica … versare veleni negli scarichi, non gettare le medicine scadute, le pile, gli indumenti, negli appositi contenitori … tutto questo fa di noi dei potenziali suicida o omicida o, se preferite, TERRICIDA. Lo capiremo in tempo? Speriamo. Perché è un tempo che sta per scadere.

di Patrizia Vindigni

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