Doppiopesismo a 5 stelle

Avete presente Tiziano Renzi, il babbo di Matteo, salito agli onori della cronaca per l’inchiesta Consip? Pare che dopo mesi di assalto da parte dei media, l’inchiesta sia stata archiviata. Pare pure che Travaglio e il Fatto Quotidiano, dopo aver inondato di guano la sua figura, siano stati costretti a pagare 95.000 euro di risarcimento allo stesso, per diffamazione. Eppure molti grillini sono ancora pronti a giurare sulla colpevolezza di quell’uomo, sul suo coinvolgimento, sputano veleno e nemmeno gli passa per testa di scusarsi per aver infangato un innocente. È il gioco delle parti, la politica è fatta di questo, i giornali devono vendere e per farlo pubblicano in prima pagina ciò che più interessa al pubblico. Gli avversari politici sfruttano al massimo le inchieste giudiziarie altrui. D’altra parte, se un’inchiesta colpisce la prima cittadina della città più importante d’Italia, ci si aspetta un trattamento simile anche per lei. È normale, no?

No. Secondo Di Maio e Di Battista, i giornalisti sono sciacalli, pennivendoli, puttane. Secondo Di Maio, l’assoluzione in primo grado per Virginia Raggi è l’equivalente di una sentenza definitiva. Nessuno gli ha spiegato, tra un pacco di pop-corn e una bibita venduta al San Paolo, che esistono l’Appello e poi la Cassazione. Per Di Maio, e tutto il consesso di cittadini che lo ha votato, un’indagine su un normale politico equivale a una condanna mentre un’indagine su un 5 Stelle è una congiura del sistema politico. Se parliamo della Raggi, inoltre, una prima assoluzione è il sintomo di una Magistratura sana e corretta (la stessa Magistratura che ha assolto più volte Berlusconi, Tiziano Renzi e tanti altri finiti nel mirino dei pentastellati, ndr) e di un giornalismo malato e corrotto che mira solo a screditare il lavoro degli onesti.

Bertolaso viene intercettato mentre ride del terremoto all’Aquila? Giù a condannarlo e puntare il dito. Casalino viene registrato mentre dà delle merde a quelli del MEF giurando di cacciarli, viene ripreso sulle reti nazionali mentre si schifa per la puzza che fanno i poveri, partecipa a un corso di giornalismo in cui dice di provare ribrezzo per vecchi, bambini e down, ed è tutto normale. Sono cose estrapolate dal contesto, si era distratto, era sotto ipnosi, sparecchiava. Ogni scusa è buona, quando a fare la magagna è uno del M5S.

E allora appare chiaro che nel M5S c’è qualche problema. C’è un problema di memoria, di incapacità di ricordare e collegare. C’è un problema di coerenza, di doppiopesismo e pilatismo quando le indagini, le condanne e le sentenze riguardano i propri affiliati. C’è un problema di fascismo, nel voler tappare le voci scomode, siano esse relative alla stampa, alla satira o al dissenso interno. C’è un problema, soprattutto, di informazione, in un Movimento che ormai ripete a pappagallo ciò che i suoi leader impongono di ripetere, con Di Maio che spende 670.000€ all’anno in comunicazione, per far dire ai suoi alter ego virtuali “condividi questa verità”, “massima condivisione su quest’informazione”, “fate sapere cosa stanno facendo”, senza preoccuparsi di fornire fonti o testi che non siano quelli preparati dalla propaganda della Casaleggio Associati. E loro condividono, ripetono, si indignano, come automi programmati a comando.

C’è massoneria, in questa setta di fanatici che sta prendendo piede in Italia. E la cosa più preoccupante è che non esiste un contraddittorio, non esiste sinistra e non esiste opposizione. Il PD è ridotto a usare lo stesso linguaggio di Lega e 5 Stelle, non appare come un partito di sinistra che avversi la destra al potere ma come un partito di destra che annaspa nel tentativo di rosicchiare qualche elettore a dei fascisti.

di Marco Camillieri

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