Vincitori e vinti nelle elezioni di medio termine degli Stati Uniti
Il 6 novembre scorso sono avvenute negli Stai Uniti le elezioni di medio termine. In gioco c’erano i nuovi equilibri politici del Congresso e l’agenda politica del presidente americano Donald Trump per i prossimi due anni. I risultati hanno assegnato ai Democratici la maggioranza alla Camera, mentre i Repubblicani hanno mantenuto quella al Senato. Si è verificato lo stop della cosiddetta “onda blu”dei democratici da parte dei repubblicani, i quali hanno reagito con un “muro rosso” al Senato; immagine che ha usato prima delle elezioni il vice presidente Mike Pence. Le dichiarazioni di Donald Trump sono state: “I repubblicani sono andati oltre ogni aspettativa”. “Oggi è stata una grande vittoria dei repubblicani”. Ma è davvero così? Dal prossimo gennaio la nuova maggioranza democratica alla Camera potrà fermare, o comunque rallentare, l’agenda legislativa del presidente Trump, soprattutto sulle scelte di politica interna. Inoltre, i democratici avranno strada facile per l’avvio di commissioni d’inchiesta a proposito del Russiagate. Il risultato elettorale di martedì 6 novembre sembrerebbe quindi delineare uno scenario differente rispetto a ciò che il presidente Trump ha dichiarato. Il presidente non ha riconosciuto neanche la parziale sconfitta, anzi ha esaltato l’esito elettorale come una grande vittoria, rimanendo fedele alla sua capacità di mutare o inventare la realtà.
Ma la vera sconfitta di Trump e del partito repubblicano è l’ascesa di alcuni gruppi minoritari. Per gli Stati Uniti queste elezioni hanno rappresentano la mobilitazione di alcune minoranze contro la percepita supremazia bianca alla base dell’ideologia trumpista. I democratici, che hanno svolto il loro lavoro coinvolgendo le minoranze etniche, sono andati bene in alcune aree chiave del Paese, ma negli Stati meridionali, dove il problema dell’immigrazione è percepito maggiormente, hanno vinto i repubblicani, anche se non di molto. Nelle elezioni del 6 novembre scorso ci sono state molte “prime volte”. Un numero molto alto di donne si è candidato a cariche pubbliche; per la prima volta nella storia un quarto del Congresso sarà rappresentato da donne. Nello Stato di New York è stata eletta la giovanissima Alexandra Ocasio-Cortez per i democratici, in Michigan è stata eletta Rashida Tlaib, di origini palestinesi, e in Minnesota Ilhan Omar, di origini somale. Loro saranno le prime deputate musulmane, mentre Sharice Davids in Kansas è la prima nativa americana ad essere eletta. Jared Polis è in Colorado il primo governatore dichiaratamente gay.
Queste elezioni non sono fini a se stesse. In tempi come questi i movimenti di questo genere possono avere il massimo effetto. Quello che quindi potrebbe apparire come un pareggio, in realtà per il presidente Trump è una quasi sconfitta; per il partito repubblicano, invece, è una sconfitta. Il cambiamento radicale che si sta delineando nella struttura sociale del paese rappresenta una disfatta enorme per i conservatori americani.
di Antonio Zinilli