Alle Terme di Caracalla i romani giocavano a palla

Il famoso detto ci offre lo spunto per parlare di uno dei monumenti più famosi superstiti del periodo romano: le terme antoniniane o di Caracalla.
Note nel passato per le loro dimensioni e per la grandiosità delle decorazioni, esse furono realizzate, come suggerisce il nome, dall’imperatore Caracalla sul piccolo Aventino e inaugurate nel 216 (anche se alcuni lavori si protrassero per quasi un ventennio).
Per potere erigere un tale complesso, si rese necessario abbattere una quantità di edifici preesistenti nel luogo e una lunga strada, la via Nova, garantiva l’accesso all’edificio.
Restaurate a più riprese da Aureliano, Teodosio e addirittura da Teodorico, esse caddero in totale stato di abbandono quando durante la guerra gotica (535-555) si interruppe il rifornimento di acqua nell’Urbe mediante il sabotaggio degli acquedotti preposti allo scopo.
Le terme rappresentavano un luogo di ristoro e di ritrovo per i cittadini del tempo, dove ci si dedicava alla cura del corpo. L’accesso era gratuito e, pertanto, aperto a tutti gli strati sociali: un modo per garantire la salute pubblica, fondamentale in una città di più di un milione di abitanti.
Ma, dunque, è vero ciò che dice il detto? Tra le varie attività praticate alle terme si può annoverare il “gioco della palla”? È probabile.
In alcuni dei famosi mosaici di Piazza Armerina, si notano delle ragazze intente in attività agonistiche: tra queste, due sembrano passarsi proprio una palla.
di Fabio Scatolini