L’uccisione di Louisa e Maren

Saranno passati diversi giorni dalla notizia, rimbalzata sui giornali, dell’omicidio di due giovani donne, Louisa e Maren, uccise in Marocco, in una zona sicura per i turisti, dopo essere state rapite, stuprate, da sedicenti “uomini” dell’Isis.
Un’onta per la razza umana. L’ennesima onta, l’ennesima violenza contro donne impossibilitate a difendersi. Una violenza che non ha giustificazione, motivazione, che non può conoscere il perdono per chi l’ha perpetrata. Non sono uomini. Non è un uomo, non è coraggioso, non merita di vivere nella collettività, ma va eliminato dal contesto in cui si muove, chiunque commetta un crimine così odioso come la violenza nei confronti della razza umana e, a maggior ragione, nei confronti di chi è, in quel momento, il soggetto debole.

La loro azione non ha i connotati di un’azione di guerra. E’ un’azione condotta da maschi che hanno sfogato i loro istinti nel modo più schifoso e basso di cui un maschio, non un uomo, può essere capace.
Questa azione terribile, corredata da video in cui si sentono le urla delle giovani, fa da eco alle voci di tutte quelle giovani, a volte solo bambine, che nel corso di questi ultimi anni, sono stato oggetto delle azioni violente di questi gruppi che si proclamano combattenti.
Lo stupro contro chi è identificato come nemico non è ritenuto un’azione ignobile. E’ un’azione del gruppo che i singoli componenti in qualche modo giustificano e sanno che resterà impunita. Chi commette un gesto del genere è in realtà solo un’ignobile criminale che andrebbe punito con l’eliminazione fisica di ogni partecipante, non importa se con l’ergastolo o altro… ma nel contesto umano non hanno diritto a restare nè a tornare, mai. Non importa nemmeno quale sia l’esercito cui appartengono o se sono, come questi in Marocco, una banda di criminali sedicente terrorista, i governi di ogni nazione dovrebbero congiuntamente stigmatizzare l’azione, ricercarne i colpevoli, punirli.
In Marocco l’azione è stata condannata e si stanno ricercando i colpevoli. Diciotto persone sono al momento indagate. Le donne del mondo attendono giustizia.

di Patrizia Vindigni