Gli ultimi, i poveri della Terra, sono attori nella storia

Di fronte alla chiesa rivoluzionaria dei poveri di Francesco, si sono avuti nel mondo silenzi di molti capi di stato, applausi alle Nazioni Unite e all’Unione Europea. Niente di particolare, solo una riflessione per l’umanità del futuro.
Ma il 6 di gennaio c’è stata una novità, una iniziativa in America Latina, nelle nazioni più vicine a Francesco.
È una iniziativa con un messaggio chiaro, inatteso, per la chiesa che ha proclamato la santità di mons. Oscar Romero, che la sta riconoscendo per mons. Elder Camara.
È una lettera al papa di una ventina di ex presidenti di vari stati latinoamericani. In essa si chiede un incontro, e si criticano aspramente il suo atteggiamento (definito … in buona fede!!) nei confronti di Nicaragua e Venezuela e le sue speranza e richieste a tutte le parti di una pacificazione e di un accordo.
Finalmente c’è in America Latina che parla chiaro! Come all’interno della Chiesa, non c’è solo consenso, per Francesco! Addirittura, i vescovi venezuelani, nel corso di una assemblea plenaria, hanno affermato che è illegittimo il nuovo mandato e il conseguente insediamento del presidente Maduro .. che esso è un peccato che grida al Cielo!

Appare chiara la gestazione del messaggio, di una possibile sintetizzazione con TrumpCiaex presidenti di stati asserviti.
Infatti nell’elenco dei firmatari mancano stati importanti come Brasile e Cuba.
C’è solo, per l’Argentina, Fernando De la Rua, 82 anni, in carica solo per due anni, che – dicono le cronache – passerà alla storia come il presidente della peggiore crisi economica del suo paese e che nel 2001 fuggì in elicottero per evitare il linciaggio.
C’è solo, per il Messico, Vicente Fox, presidente in carica nel periodo 2000-2006, poi presidente della divisione latinoamericana della Coca Cola.
C’è solo, per la Colombia, César Gaviria, mandato 1990-1994, poi segretario generale della OAS (Organizzazione Stati Americani)
Naturalmente non c’è, per l’Uruguay, la mitica figura del presidente José Mujica, che viveva con stipendio da 1300 dollari, la cui laicità non gli ha impedito di dire che: Papa Fancesco è un premio per l’America Latina…

C’è una chiesa “istituzione”. Quella dei vescovi venezuelani con la loro posizione, quella dei vescovi cileni dell’anno passato, ne sono tutte espressioni. È una istituzione che accetta con difficoltà la chiesa “dei poveri” di Francesco; che storicamente ha assunto i vestimenti dei principi della chiesa, non più dei pastori con l’odore delle pecore; che ha dimenticato che “anche gli umili, gli ultimi, sono attori della storia”, come Francesco ha detto qualche giorno fa.
C’è una chiesa istituzione che fatica a capire quando Francesco dice ..”e quante volte noi vediamo lo scandalo di quelle persone che vanno in chiesa e stanno lì tutta la giornata o vanno tutti i giorni e poi vivono odiando gli altri o parlando male della gente. Questo è uno scandalo! Meglio non andare in chiesa: vivi così, come fossi ateo!”
C’è una chiesa istituzione. Quella che non accetta lo spirito delle origini che sta caratterizzando la riforma della Curia alla luce de “..lo Spirito Santo e noi, insieme..” Quella che vive con diffidenza la riforma della comunicazione vaticana, che adesso ha per traccia di ..non solo trasmettere, ma condividere la trasmissione… Le dimissioni di Greg Burke erano in qualche modo attese, dopo la decisione del pontefice di nominare Paolo Ruffini a capo della Comunicazione della Santa Sede. Meno lo erano quelle della sua vice Paloma García Ovejero.

Ma Francesco va avanti. Ha avuto un compito, dopo le sofferte dimissioni di Benedetto XVI°, dopo l’elezione.
Da esso la scelta del nome, da esso le iniziative di riforma, anzi, di rivoluzione per una chiesa istituzione.
Per esso si è rivolto a tutti, credenti e non, donne ed uomini di buona volontà.
Per superare la in-civiltà dell’egoismo e del profitto.
Per progettare insieme una società fondata sulla pari dignità, sull’amore, sulla solidarietà.

di Carlo Faloci

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