I due Pinocchi di Erri De Luca e Dacia Maraini

Aprire un libro di Erri De Luca per chi, come chi scrive, ancora non ne aveva letto uno ha suono particolare. Precisamente quello di “anguria spaccata da un coltello”, per usare parole sue. È stata questa la sensazione mentre leggevo “In alto a sinistra”, libro del 1994, premessa doverosa prima di tuffarmi ne “Il giro dell’oca”, ultimo prodotto dello scrittore napoletano, uscito lo scorso anno per Feltrinelli.

“Non so da quale madre potevi uscire al mondo, figlio che non ti posso dire figlio mio. Stasera ascolti mentre ti racconto.” Inizia così questa conversazione intima e personale, famigliare e unica, davanti ad un caminetto acceso. Da un lato c’è un uomo mai stato padre, dall’altro un figlio mai nato. Le frasi scorrono rapide, perché “il rigo da leggere ha da stare tra due battiti di ciglia”, e con queste pennellate veloci l’uomo racconta al bambino la sua “esistenza scivolata”: c’è l’infanzia di Napoli, le montagne scalate, le bombe sentite in guerra. C’è il desiderio dei genitori, la voglia di fuggire, la paura di morire. Ci sono i baci dati e le botte prese, l’amore vero e quello illuso, la politica e la scrittura.

Sembra un papà solitario, in una notte buia senza corrente elettrica. Poi di colpo, come una scintilla dal caminetto scoppiettante, il figlio prende forma e il monologo si fa dialogo: i due parlano di scelte fatte, di strade prese, di bivi della vita. Quasi per magia. Come dal ciocco di Pinocchio, il libro che il padre aveva tra le mani prima di iniziare a raccontare la sua storia.

E proprio del burattino che diventa bambino parla il nuovo libro di Dacia Maraini, presentato lo scorso 19 febbraio all’Università La Sapienza. “Tre sguardi su Pinocchio”, Robin Editore, scritto insieme a Silvia Calamai e Paolo Tartamella, riflette sulla centralità di questo mito moderno che raccoglie tutto: il romanzo dell’Ottocento, la narrativa dell’infanzia, il romanzo di formazione. “L’idea è stata di Vittorio Capotorto, del laboratorio teatrale Italytime, di New York – racconta l’autrice – Abbiamo voluto presentare tre prospettive diverse su una storia indagata a lungo, ma che nasconde un’idea geniale: quando raccontiamo bugie qualcosa del nostro corpo si modifica, la menzogna cambia il nostro corpo, il nostro rapporto con la realtà”.

Il romanzo di Carlo Collodi è un vero best seller, arriva a vendere 2 milioni di copie nel 1922. “È un romanzo ecosistema – spiega la professoressa Elisabetta Mondello, docente di letteratura contemporanea alla Sapienza – raccoglie luoghi, ruoli, personaggi che hanno contribuito a formare l’immaginario di piccoli e grandi italiani”. Dal gatto e la volpe al grillo parlante, dalle bugie al paese dei balocchi. Pinocchio è centrale nella storia d’Italia.

“La grande novità è che a volere un figlio è Geppetto, un uomo. Nel pensiero occidentale il desiderio di procreazione è prerogativa della donna, la volontà di paternità è stata censurata. Geppetto no, vuole un figlio e se lo costruisce”. Racconta ancora Dacia Maraini, premio strega nel 1999, tra le firme più autorevoli del nostro panorama. E se per Geppetto era il legno la materia della creazione, per Erri De Luca e Dacia Maraini sono le parole, “strumento di rivelazione che non inventano la realtà, che esiste comunque. Danno alla realtà la lucidità improvvisa, che le toglie la sua naturale opacità”, scrive il napoletano. Due artigiani della scrittura, che creano dei piccoli Pinocchi. Di parole e non di legno.

di Lamberto Rinaldi