Se ami Murakami

Haruki Murakami è uno di quegli scrittori che di notte sa farmi compagnia. Di giorno lavoro, di notte leggo e se un libro è capace di tenermi sveglia leggo anche due o tre ore a fila. Mi faccio portare per mano dalle righe scritte.

Ogni libro ha il suo passo, basta sapergli stare dietro. I libri di Murakami hanno un’andatura da sentiero di montagna: lento, cadenzato, con qualche sosta forzata. Con Murakami si possono macinare chilometri e chilometri, basta fare attenzione a dove mettere i piedi. Perché nei suoi libri si può incappare in qualche riga più pensata, più profonda, più ricca di senso, nascosta nello scorrere tranquillo della narrazione, in qualche passaggio impegnativo che può sembrare difficile, per certi versi anche pericoloso. D’altra parte tutto quello che ci costringe a pensare sembra pericoloso.

Se vuol leggere Murakami si devei accogliere il suo invito alla lentezza, alla riflessione, a prendersi cura di sé, del proprio capire e del proprio sentire. Ci si deve arrendere al momento in cui è necessario rallentare il ritmo della lettura e “farsi amico il tempo”.

Scrive Murakami che mentre le lancette dell’orologio scorrono, tutta la vita del mondo viene spinta in avanti.

Ed è proprio questo che fanno i suoi libri: spingere avanti il lettore, portarlo oltre la trama del racconto, oltre il succedersi degli eventi, oltre le descrizioni che lo collocano in un luogo e in un tempo immaginario.

E’ giapponese, Murakami, ha settant’anni. Nella vita corre e scrive, si allena per la maratona.  E’ conosciuto in Italia dal 2008, quando il suo ‘Kafka sulla spiaggia’ è diventato un best seller.  Da almeno un decennio viene considerato un degno candidato al Nobel per la letteratura. Approdato tardi alla scrittura, ha iniziato lavorando in un negozio di dischi, poi ha gestito un locale dove si ascoltava tutto il giorno musica jazz. Anche per questo la musica, per Murakami, è essenziale alla vita. Che siano i Beatles, Strauss o Mozart, c’è sempre una colonna sonora nei suoi libri: nell’ascolto di un’autoradio, davanti a una birra in un bar, la musica aiuta i personaggi di Murakami a dormire, a cucinare, a pensare.

Musica e solitudine si tengono per mano nei suoi racconti. Accettata e accettabile, la solitudine di Murakami non è mai distruttiva perché si fonda sull’equilibrio. Se lo squillo di una telefonata la spezza, il ritmo del racconto cambia. Alle telefonate dei suoi libri i protagonisti del racconto devono sempre rispondere con estrema cautela. Dall’altro capo del filo potrebbe esserci un amante dimenticato da moltissimi anni o una voce misteriosa proveniente da mondi irreali.

Nei libri di Murakami il fantastico irrompe nella quotidianità, nella vita ripetitiva di tutti i giorni. E se anche non lo capisci sei costretto ad accettarlo.

I suoi libri sono sofisticate favole per un pubblico adulto. Se ami Murakami può capitare, la notte, di spegnere la luce, chiudere gli occhi sui suoi sogni di carta e lasciare entrare ai tuoi.

di Daniela Baroncini

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