Io c’ero, il 25 aprile 1945 e ogni anno ne festeggio la memoria

Io c’ero, il 25 aprile 1945. Ero un ragazzo, avevo otto anni. E ricordo il senso di “liberi tutti”, di una vita che tornava ad avere speranze.
Liberi dai bombardamenti, dalla fame delle tessere di guerra, dalle paure dei rastrellamenti, dalla oppressione del potere germanico e dalle angherie degli ultimi repubblichini di Salò.
Liberi con la consapevolezza che era una libertà raggiunta per l’impegno di tanti, con la Resistenza di donne ed uomini che per essa si erano battuti ed erano morti, e non soltanto una liberazione passiva per l’avanzata delle truppe americane ed inglesi.
Liberi di lavorare, sulle macerie del regno dei Savoia e della dittatura fascista, alla costruzione della Repubblica nata il 2 giugno 1946 fondata sulla Costituzione Democratica promulgata il 27 dicembre 1947.
Liberi di tornare agli affetti della famiglia, di piangere i tanti morti, di riabbracciare persone care, come quando tornò mio padre, di cui non avevamo notizie, sfuggito ad un rastrellamento tedesco e dopo in montagna, per quasi un anno. Di quel periodo non ci disse mai niente.

Io c’ero, il 25 aprile 1945, quando alla radio (non erano molte, all’epoca, le case con la radio) i miei sentirono Pertini che proclamò a Milano l’insurrezione generale.
E ogni anno rivivo quel giorno e ne festeggio la memoria riascoltando quelle parole che ridavano dignità a un paese vittima di venti anni di dittatura, di tre anni di una guerra insensata, di due anni di occupazione tedesca.

Ma non solo. Io ricordo ogni anno il 25 aprile, lo voglio ricordare con momenti di memoria diversi
Ascoltando “Bella ciao” in una versione diffusa in Iran, sottolineata in lingua parsi ed inglese, in un abbraccio ideale con le guerre di liberazione in tutto il mondo.
Risentendo le parole struggenti di Calvino nella canzone “Oltre il ponte”: “Tutto il male avevamo oltre il ponte – tutto il bene avevamo nel cuore” …
Ma anche rivedendo “Libera amore mio”, un film dimenticato di Mauro Bolognini del 1973 (lo trovate su Youtube) in cui la protagonista si rende conto di come le speranze e l’impegno nella Resistenza siano tradite in un dopoguerra amaro, in cui si perde il senso del giusto e dell’ingiusto.

Credo che rivivere il 25 aprile con questi riferimenti, giusto sempre, lo sia particolarmente in questo periodo di confusione, in cui un vicepresidente del consiglio dei ministri dichiara di non partecipare ad una festa nazionale-derby e con lui certuni lamentano il diverso atteggiamento in un derby tra “prima e dopo”, mentre un direttore di giornale, sempre presente in televisione, suggerisce addirittura di sostituirla con il 18 aprile (?).
Posso capire che quando si pensa di fare un governo di cambiamento ci si senta in potere di cambiare la storia … C’è da aspettarsi di tutto, forse anche che venga proposta come nuova festa nazionale il 4 marzo.
Ma trovo sagge le parole del Presidente della Repubblica che ha ricordato che la storia non si riscrive.
E la storia dice che con la Resistenza è nata in Italia una Repubblica Democratica votata dal popolo il 2 giugno 1946
E la storia dice che l’Italia si è data una Costituzione Democratica il 27 dicembre1947;
E la storia dice che con il 25 aprile 1945 l’Italia ha finalmente cancellato l’obbrobrio di un regime totalitario, quello fascista. Ora e sempre.

di Carlo Faloci