Il Senato di Roma, dopo Roma
Tutti, più o meno, siamo a conoscenza dell’esistenza dell’organo dell’antica Roma denominato Senato. Ma cosa ne fu dei senatori dopo il collasso dell’Impero d’Occidente?
Iniziamo dalle origini. Secondo la tradizione esso fu istituito dal primo re della città, Romolo ed era composto da 100 membri, i capifamiglia delle più prestigiose gentes romane. Il termine Senato deriva dal latino senex, cioè “vecchio”: i primi membri erano infatti gli anziani della città.
Questo organo fu protagonista durante il periodo repubblicano di Roma, responsabile di molte scelte politiche che contribuirono a plasmare quello che sarebbe stato il futuro Impero Romano.
Si tende, generalmente a considerare il Senato durante l’epoca imperiale come privato delle sue prerogative. Non proprio in realtà. Se da una parte il princeps accentrò nelle sue mani molte delle cariche politiche che nel periodo repubblicano erano rivestite da più persone, dall’altra il Senato mantenne un prestigio e un ruolo fondamentale anche durante l’Impero: si pensi ad esempio agli imperatori Balbino e Pupieno, senatori, eletti dai loro colleghi in opposizione all’imperatore Massimino, nell’anno 238. Durante il periodo tardo-antico, quando il Cristianesimo divenne la principale religione, il Senato rappresento le istanze della classe governativa conservatrice, ancora legata agli antichi culti pagani: nota la disputa che contrappose i senatori all’imperatore cristiano Graziano, che voleva rimuovere l’altare della Vittoria, simbolo pagano, dalla Curia.
Dopo la dissoluzione dell’Impero d’Occidente, il Senato si trovò ad operare in uno Stato retto da sovrani di origine barbarica (Odoacre prima e i te Goti poi). Il prestigio dell’istituzione non venne scalfito e anzi, si trovò a collaborare a stretto contatto con il sovrano. Addirittura elesse un pontefice, Laurentius, in opposizione al re e all’imperatore di Costantinopoli, che appoggiavano invece Simmaco.
Sempre il Senato si occupò di mediare tra il re d’Italia e l’imperatore d’Oriente.
La situazione andò peggiorando quando, a seguito della guerra gotica, molti esponenti dell’ordine vennero trucidati dai Goti per rappresaglia.
Molti senatori fuggirono ad Oriente e l’istituzione perse prestigio. Nel 578 e nel 580 due delegazioni senatorie furono ricevute a Costantinopoli e al
603 risale l’ultima menzione del Senato.
Nel 630 la Curia, sede dell’ordine, venne trasformata in una chiesa, con l’autorizzazione dell’imperatore orientale. Il Senato medioevale ebbe origine nel VII e nell’VIII secolo, formato dai membri dell’antico Ordo Equestris.
I “nuovi” senatori ebbero ruoli di grande importanza nella gestione delle proprietà all’interno del neonato Stato della Chiesa e si contendevano il controllo sulle più alte cariche e addirittura sulla nomina a pontefice.
Durante il Medioevo il Senato fu gestito da aristocratici e baroni fino alla metà del XII, quando i Romani cercarono di dare vita ad un’ordine quanto più possibile indipendente dal Papa.
Nel 1148, sui resti dell’antico Tabularium, fu eretto Palazzo Senatorio, che ospitava un Senato nuovo, composti da 30 membri eletti su base rionale.
Dalla fine del XII secolo, il Senato venne impersonato da una sola persona, il “summus senator”.
A seguito di alterne vicende, il Senatore divenne di nomina papale dal 1580 e in seguito la sua durato passò da semestrale ad annuale, fino a divenire vitalizia nel 1655.
L’ultimo Senatore di Roma fu Francesco Cavalletti Rondinini, nominato nel 1865.