La riconquista giustinianea e il declino dell’Italia

Intorno al 533 l’imperatore d’Oriente Giustiniano I, forte della floridezza delle casse dello Stato, dà il via ad una imponente campagna militare volta a riconquistare quei territori occidentali occupati da popolazioni barbariche, che un tempo appartenevano all’Impero d’Occidente, ovvero l’Italia, l’Africa e la Spagna. Il comando viene affidato all’abile generale Belisario, da alcuni romanticamente definito “l’ultimo dei Romani”, che non delude le aspettative. In poco tempo riesce ad avere la meglio sul Regno Vandalo in Africa, ormai da tempo attraversato da una crisi politica e sociale, che collassa sotto i colpi dell’esercito romano: nel 534 l’Africa ritorna, dopo più di un secolo, romana. La strada sembra spianata, ma la successiva guerra contro il Regno degli Ostrogoti, pur essendo all’inizio costellata di successi, sarà lunga, logorante e favorirà a fasi alterne l’una e l’altra fazione.

La Sicilia viene conquistata all’inizio con relativa facilità, fornendo una base d’appoggio strategica fondamentale per i Bizantini. Successivamente le truppe di Belisario conquistano il Sud Italia e Roma: Napoli viene presa nel 536, mentre l’antica capitale nel 537: qui Belisario fu accolto come liberatore. L’anno successivo i Goti, che nel frattempo avevano ucciso il precedente inadatto re Teodato per sostituirlo col guerriero Vitige, cinsero d’assedio l’Urbe e la popolazione fu costretta a subire fame e sofferenze. Tutti gli antichi acquedotti, all’epoca ancora in funzione, vennero tagliati, ad eccezione di uno. Nel 538 Milano patisce simile sorte, venendo saccheggiata e quasi distrutta dai Goti mentre Ravenna viene conquistata dai Bizantini l’anno successivo. Il conseguente richiamo di Belisario in patria, per i sospetti nutriti da Giustiniano sulla lealtà del generale, implicò un cambio ai vertici del comando in Italia: Narsete prese il posto di Belisario. Questo comportò un cambio di strategia e i Goti ne approfittarono per contrattaccare. Nel 550 Roma cadde nuovamente in mano gota e la Sicilia venne riconquistata nello stesso anno. Alla fine i Bizantini riuscirono ad avere ragione dei Goti, concludendo la guerra nel 555, ma alcune sacche di resistenza fecero proseguire le operazioni militari fino al 562.

Gli effetti del conflitto furono devastanti per la penisola. L’urbe passò dai 100.000 abitanti di inizio secolo ai 30.000 della metà del secolo. L’ordine senatorio fu praticamente spazzato via, in quanto molti suoi membri vennero giustiziati dai Goti. I raccolti non bastavano a sfamare la popolazione e la carestia di quegli anni contribuì a falcidiare la popolazione. Inoltre la pesante fiscalità imposta dai Bizantini impoverì maggiormente i cittadini.

Nel 568 i Longobardi, usati come truppe ausiliarie dai Bizantini, attirati dal clima favorevole della penisola e dalle opportunità che questa poteva offrire, calano in Italia e nulla potranno le guarnigioni bizantine, fiaccate da anni di guerra, per opporsi. I Romani d’Oriente conserveranno soltanto ristrette parti di territorio italiano, comprese Roma, Ravenna e la Sicilia, mentre il resto sarà occupato dai nuovi arrivati.

La penisola, duramente provata, impiegherà secoli per riprendersi e soltanto intorno al 1000 vi sarà una completa rifioritura economica e sociale.

Il progetto di Giustiniano si realizzò soltanto in parte e quel poco ottenuto lo fu ad un caro prezzo, in termini umani ed economici. A farne le spese fu soprattutto la popolazione romanica in Italia. La città di Roma e la popolazione della penisola iniziarono a vedere nel pontefice una guida politica oltre che spirituale. Il Papa, infatti, si fece negli anni promotore di diverse iniziative per aiutare i cittadini e in diverse occasioni scrisse e trattò personalmente con l’imperatore d’Oriente. Con la guerra gotica termina definitivamente il periodo tardo antico in Italia, e iniziano ad imporsi le dinamiche sociali, politiche e religiose che caratterizzeranno il successivo periodo medioevale.

di Fabio Scatolini

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