Brucia il pianeta, ma l’uomo non se ne accorge.

Lo sciabordio del mare accompagna il periodo delle nostre vacanze. Il silenzio del mattino accompagna i pensieri, restando silenzio, nonostante il mare, il risveglio dei gabbiani, il rumore di qualche tazzina, mentre il profumo del caffè si diffonde. E’ il silenzio della mente.

Una notizia rimbalza di cellulare in cellulare, nell’indifferenza. La foresta amazzonica brucia. Uno degli ultimi polmoni del mondo, quello stesso polmone che ci permette di respirare mentre ci godiamo la vacanza, per l’ennesima volta è sotto l’attacco dell’uomo. Fiamme si levano alte, con il loro calore e crepitio minaccioso. Urlano le lingue di fuoco contro il vento, coprendo i suoni della paura degli animali. Bruciano alberi, bruciano esseri indifesi, brucia tutto.

Si riduce in cenere, con la foresta amazzonica, un’altra parte di vita di questo pianeta.

E non si da attenzione sufficiente alla notizia. L’incendio boschivo, creato quasi sempre dalla volontà dell’uomo, trova spazio in cronaca solo dopo due settimane di fuoco. Verrebbe voglia di urlare nelle orecchie di ogni singolo essere umano: “ Se muore il pianeta, muori anche tu! Se muoiono i boschi, se soffochiamo i mari nella plastica, se riempiamo di pesticidi il mondo, non basteranno i miliardi di dollari, di euro, di sterline, a dare una possibilità di vita a te, ai tuoi nipoti! Svegliati dal torpore creato dai social, svegliati e senti quella scarica di adrenalina che è data dalla paura. E’ lecito avere paura…”.

Guardate i filmati della Siberia, poi quelli della foresta amazzonica. Sono uguali le immagini di devastazione, uguali i danni per l’immissione di CO2 nell’atmosfera. Identico il nostro silenzio. Le nazioni coinvolte sembrano non voler dare risalto a quanto sta accadendo. Eppure quello che muore è il pianeta su cui abbiamo la fortuna di essere nati.

I rami rinsecchiti di intere foreste bruciate, il fumo nero e denso che avvelena l’aria, non vi distruggono il cuore?

Quello che è commesso da chiunque appicca un incendio è un crimine contro l’intera umanità che, come tale, andrebbe punito.

Il presidente Bolsonaro parla di fake news per una foto erroneamente pubblicata. Trascura di ricordare che le altre foto satellitari sono tragicamente vere. Non si comprende per quale ragione non considera e non valuta che c’è stato un aumento dell’80 per cento degli incendi boschivi, rispetto all’anno precedente. Solo nel momento in cui ha temuto sanzioni internazionali ha deciso di inviare l’esercito per combattere il fenomeno. Verrebbe da chiedersi dove fosse Bolsonaro nelle ultime settimane. Gli abitanti dell’Amazzonia stanno soffrendo per il continuo disboscamento in favore della creazione di terreni agricoli, gli indigeni subiscono allontanamenti dai loro territori, maltrattamenti. E nessuno si accorge di niente?

Eppure qualcosa potrebbe essere fatto, partendo proprio dagli alberi.

Hanno fatto dei calcoli, Thomas Crowther, giovane scienziato dell’ETH di Zurigo, ha indicato come via per ridurre l’anidride carbonica nell’atmosfera, la piantumazione di 3000 miliardi di alberi. Non devono sembrare un numero spropositato. Occorrerebbe solo l’intervento di ogni singola nazione, sul proprio territorio. L’Italia ha un patrimonio boschivo (maledetti e da punire siano coloro che lo distruggono) di circa 12 miliardi di alberi. Con zone verdissime come l’Emilia Romagna e zone, come la Sicilia, con pochissimo verde. Si potrebbero rinverdire zone totalmente abbandonate. Regalando bellezza, frescura, posto in cui vivere a insetti e animali. I costi sostenuti avrebbero un senso, soprattutto se uniti alla nuova educazione al vivere in modo compatibile con l’ambiente. Perché non dovrebbe mancare l’educazione nelle scuole al rispetto del Pianeta. I giovani, come sempre, rappresentano la risorsa primaria su cui agire. Per un futuro.

Se poi  di tutto questo non ci importa…meritiamo davvero di finire tutti quanti nell’umido della differenziata. Perché se non salvaguardiamo la Terra, se non torniamo a vivere in armonia con esso, rinunciando all’inutile, dimostriamo di essere noi la vera spazzatura.

di Patrizia Vindigni