Sardine per Salvini

Nessuno, né i politici, né i politologi, né tantomeno i manifestanti stessi, avrebbero potuto immaginare una mobilitazione di piazza come quella delle sardine. Adesso ne risulta un caos che ha qualcosa di divertente e allo stesso tempo inquietante.
La gente, banalmente, ha deciso di protestare, di esplicitare la sua intolleranza a un certo modo di far politica, senza pensar troppo a cosa stava facendo, perché lo stava facendo e – soprattutto – dove ciò l’avrebbe condotta.

Adesso i politici non sanno come comportarsi, se si eccettua Salvini che, come da prassi, la butta in caciara sui social, mettendo alla gogna ragazzine che manifestano o postando gattini. A sinistra non possono rivendicare qualcosa che non è loro, poiché la sinistra – se mai tale è stata – non ha avuto nessuna parte nell’organizzazione di questi raduni. Né gli conviene farlo poiché, come insegnano i gilet gialli o i forconi prima di loro, non è furbo intestarsi la paternità di un moto popolare che potrebbe sviluppare atteggiamenti violenti e anarcoidi quando non totalmente incompatibili col tessuto sociale.

Cosa ancor più curiosa, le stesse sardine sembrano pescetti spaesati che seguono il branco in simbiotica armonia, senza però sapere esattamente in quale direzione ci si stia muovendo. I neonati gruppi facebook delle sardine sono zeppi di post di gente che ha bisogno di chiarezza ma non può trovarla, perché di fatto nessuno riesce a rispondere alle tante domande che echeggiano: “siamo di sinistra?”, “nascerà un partito?”, “che senso ha tutto questo se non troverà identità politica?”.
Al momento, però, l’unica presa di posizione chiara è stata quella di brevettare il nome del movimento, proprio per evitare che altri lo utilizzino per scopi lontani da quelli che lo hanno ispirato.

Con questi numeri è facile pensare a una rappresentativa istituzionale: migliaia e migliaia di persone disposte a stare sotto la pioggia solo per sbattere in faccia a Salvini il loro disprezzo, in tutte le città d’Italia, sono un buon punto di partenza ma tale consesso di eletti probabilmente non arriverà mai. Perché nel momento stesso in cui si desse una connotazione politica alle sardine, le si farebbero disperdere in mille direzioni; quel meraviglioso blocco argenteo, s’infrangerebbe in tanti guizzi solitari e pressoché invisibili. Le sardine sono accomunate dall’antifascismo, rinnegano la xenofobia, l’intolleranza, il sessismo, i modi dittatoriali e, in una parola: Salvini. Non solo, anche la Meloni, Casapound, Forza Nuova, Alba Dorata e tutto quanto incarni la deriva fascista che l’Italia sta prendendo e che sottintende – sia chiaro – anche precise istanze del M5S e del PD.

Tra le sardine ci sono, plausibilmente, grillini scontenti o transfughi, idealisti di sinistra più o meno vicini a Potere al Popolo piuttosto che a Liberi e Uguali e sicuramente anche astensionisti; tentare di sollevare un vessillo politico significherebbe disorientare queste persone, il cui unico intento, al momento, sembra quello di manifestare dissenso, trovare eco al loro disagio, senza doverne rispondere in termini di voto.

Le sardine hanno attirato la curiosità della stampa estera, le mire avide dei nostri politici e il dibattito mediatico sulla loro natura; al momento però tutte queste restano chiacchiere e l’unica realtà fattuale è che migliaia di persone non tollerano un certo modo di far politica. Se ciò implicherà un calo del consenso a Salvini, be’ chi se ne frega di trovare una collocazione partitica! Sarebbe già questo un risultato straordinario.

Erano anni che in Italia quella che comunemente chiamiamo “opinione pubblica” stava zitta e prona, forse qualcosa sta cambiando e, se lo farà, lo farà per tutti, destra e sinistra.

di Marco Camillieri