L’abbracciante Lavia

I ragazzi che si amano, non ci sono per nessuno…i passanti li additano, così Gabriele Lavia addita il pubblico, rivoltando non la poesia, ma il modo di ascoltare la poesia. Racconta l’amore, con i versi di J. Prevert, che neanche il poeta stesso avrebbe potuto fare di meglio. Lavia entra per personaggio con la foga e la passione, unica nel suo recitare, di un attore in simbiosi con i versi che declama. È la pelle stessa di Prevert, è il suo impermeabile, il suo cappello, la sua Gauloises, papier mais, cioè carta di mais.

Così vero da essere reale. L’amore entra in punta di piedi, tra citazioni greche e versi francesi, per poi esplodere in tutta la sua potenza abbracciando non solo la platea, ma divenendo il teatro stesso l’elemento “parlante” su cui si muove irrefrenabile istrionico Lavia.  Fanciulla di marzo/ ragazzo d’aprile/ innamorati di maggio… questo siamo e questo vogliamo essere, mentre la nostre dita si intrecciano con le dita dell’amore. Dentro la mia mano, la tua, mi ascolto, tu mi ascolti e dal palcoscenico la filosofia di Jaspers ci rende “sorelli” uguali nell’amore e nella vita: l’abbracciante si avvolge in noi essenza innamorata dell’esistenza spesso non vissuta.

Così nella solitudine della quotidianità è la malinconia che ottenebra la mente rinchiudendola in una caverna platonica è l’unica salvezza è la luce della conoscenza, il sapere che l’amore può farci divenire ciò che non saremmo mai.

Accarezzo le mani di un amore quantico, così vicino, così lontano, per udire ancore la “parlante” …urlate contro la nostra solitudine/ contro la nostra solitudine l’amor nostro/ ha bisogno d’amore… la toccante semplicità espressiva, la purezza assoluta, trasmessa dalle dita che si sfiorano, fondono in un unico autentico fervore umano, creativo, passionale e amoroso perché, giuro di essere sempre innamorato.

di Claudio Caldarelli

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