Coronavirus: reclutati medici e infermieri in pensione
Infermieri e medici in pensione possono essere di nuovo «arruolati» negli ospedali di Lombardia, Emilia Romagna e Veneto durante l’emergenza del coronavirus. Lo prevede il decreto legge n.9 del 2 marzo 2020 che contiene misure urgenti di sostegno per famiglie, lavoratori e imprese connesse all’emergenza epidemiologica da Covid-19. È un tentativo di fare fronte alle carenze di organico degli ospedali su cui la pressione sta aumentando con il diffondersi dell’epidemia. L’articolo 23 prevede che le tre Regioni «verificata l’impossibilità di utilizzare personale già in servizio e di assumere personale, anche facendo ricorso agli idonei in graduatorie in vigore, possono conferire incarichi di lavoro autonomo anche a personale medico e a personale infermieristico, collocato in quiescenza, con durata non superiore ai sei mesi, e comunque entro il termine dello stato di emergenza».
Un’emergenza che mai avremmo pensato di vivere, arrivata all’improvviso ed esplosa rapidamente, mettendoci nella condizione di prendere provvedimenti urgenti e drastici, decisioni che hanno colpito tutta la popolazione gettandola spesso nel panico. E di fronte alle tante difficoltà eccoci di fronte al problema della carenza della nostra sanità, con tagli su tagli effettuati negli ultimi decenni e ora non in grado di fronteggiare un’ulteriore peggioramento della situazione.
I reparti più colpiti sono quelli di medicina d’urgenza (pronto soccorso), rianimazione (anestesisti) e medicina interna. Secondo il più grande sindacato dei medici ospedalieri, l’Anaao Assomed, l’ammanco di specialisti al 2015 per questi tre reparti a livello nazionale è di 7.403 medici (per i pronto soccorso la carenza è di 4.180 unità). La Lombardia ha stanziato 10 milioni di euro per l’assunzione di nuovo personale negli ospedali ed altri fondi saranno destinati all’acquisto di attrezzature, ed anche il Veneto è pronto ad autorizzare nuove assunzioni dopo le prime 215 dei giorni scorsi.
Attualmente, sono poco più di 5 mila i posti letto in rianimazione in tutta Italia, stabiliti a livello nazionale sulla base della popolazione residente. Il rischio, è che vengano saturati rapidamente per l’emergenza attuale. Ovviamente, andrebbero di pari passo acquisiti nuovo personale ed apparecchiature. Il numero degli infermieri potrebbe essere aumentato celermente, poiché vi è una quota di infermieri neo-laureati ma disoccupati che potrebbe essere subito impiegata.
Ci spiega il segretario dell’Anaao Assomed, che ad oggi mancano circa 46 mila operatori. Di questi 8 mila sono medici. Il Milleproroghe ha aperto alla possibilità di assumere a tempo determinato gli specializzandi del 3°, 4°, 5° anno. Circa 13 mila a cui si aggiungono i 15 mila che si sono specializzati negli ultimi 3 anni. Sommandoli avremmo una platea di circa 28 mila – 30 mila medici che potrebbero essere interessati ad entrare nel Sistema sanitario nazionale. Ma poiché si tratta di un’emergenza e «in Italia per fare un concorso ci vuole almeno un anno, si sta proponendo un Dpcm che preveda delle assunzioni a tempo determinato, rinnovabili, con bandi che abbiano una scadenza breve di massimo 7-10 giorni.
Queste le possibili misure urgenti da adottare affinché non ci si trovi impreparati ad affrontare quella che già è stata definita una vera e propria pandemia.
di Stefania Lastoria