Il Papa Francesco sull’Avarizia

Dietro la nuova serie di Catechesi del Papa Francesco sui vizi e le virtù ci sono due millenni di prassi spirituale cristiana, di tradizione sia greca che latina. 

Molto spesso si sente parlare del cristianesimo come se fosse solo la sua ombra, come se non avesse una tradizione spirituale capace di cambiare la vita di una persona. 

Ci si riferisce magari all’India, al Buddismo, come termine positivo di una spiritualità iniziatica sana, e si parla della tradizione cristiana come se fosse fatta solo da quattro peracottari clericali. 

Si assolutizzano le luci di ciò che ci è lontano e di ciò che è proprio si vedono solo le ombre. Un classico, che proprio la tradizione indiana sconfesserebbe come dilettantismo spirituale. 

L’ultima catechesi del Papa, sull’avarizia, ruota intorno alla libertà del cuore, e attinge dalla vasta e secolare tradizione dei padri del deserto. 

Si tratterebbe di liberare il cuore, di liberarsi dall’ego. Non basta chiudersi nella cella di un monastero, direbbe Teresa d’Avila, e il papa le fa quasi l’eco. 

L’Occidente stagna nel putrescente stagno mefitico di un edonismo senza coglioni, dove il godimento singolo del piccolo ego separato è un dogma non detto talmente imposto e reiterato da cominciare a puzzare di morte e a fare ridere. 

Siamo arrivati a Fedez, e quando una cultura umana arriva a Fedez le cose sono molto chiare. 

È la Fine. 

Giacomo Fagiolini

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