Un nuovo umanesimo

Quando arriverà il giorno che tutto sarà finito, probabilmente non ci sarà il ritorno alla “normalità”, ma il ritorno alla normalità dei ricchi e delle disuguaglianze, se non avremo imparato che la vita vale più dei denari, della borsa e degli egoismi. Il pianeta respira, gli oceani guariscono, l’inquinamento diminuisce, ma in pochi giorni di normalità, tutto sarà peggio di prima. Avremo dimenticato le fosse comuni di New York, le bare sui camion militari a Bergamo, l’immunità di gregge di Boris Johnson, le idiozie dei leader europei incapaci di qualsiasi decisione comune. Quando torneremo a questa normalità forse dovremo impegnarci radicalmente a trasformare le nostre abitudini di vita nel tentativo di cambiare l’attuale sistema economico mettendo al centro l’umanità. Torneremo al contatto umano se saremo capaci di essere umani. Viviamo in tempi segnati da un immenso cinismo che quasi ci preoccupiamo di pensare o suggerire modelli diversi e soluzioni appropriate.

Qualsiasi voce fuori dal coro della economia del profitto viene subito soffocata con sarcasmo o bollata di comunismo. Non è stato risparmiato neanche Papa Francesco che parlando dei poveri ha citato gli insegnamenti di Cristo. Ma è arrivato il momento di trovare una soluzione ai problemi che ci riguardano, a costo di passare per ingenui idealisti. Il capitalismo si è praticamente disgregato, a causa di leader incapaci e autoritari, con miliardi di poveri ridotti alla fame dalla mancanza di protezioni sociali. La crisi climatica mostra la tragica fine del genere umano. La crisi dei rifugiati, con il suo epico fallimento morale globale, ci ha messo di fronte al fatto che la fine dell’umanità non ha bisogno di drammatiche apocalissi, ma può avvenire nella maniera più banale. Il caos distorce qualsiasi sistema finanziario e non ci sono idee per affrontarlo.

Il Coronavirus ha accelerato la distruzione di un sistema ingiusto che creava disuguaglianza e fame. Ora necessità un nuovo umanesimo. Due cambiamenti stanno prendendo forma, indicati in tutte le sue omelie da Papa Francesco. La giustizia sociale è percepita come necessaria anche perché non vogliamo morire come vittime di un sistema sanitario privo di risorse e privatizzato. E la scienza ha ritrovato il suo onore perché non vogliamo morire in un mondo dominato dalla stupidità e idiozia. Cosa più importante è che il genere umano sta finalmente accettando il fatto che, per sopravvivere, deve abbandonare l’avidità istituzionalizzata e seguire i fatti, la verità, la solidarietà etica e morale. Dopo avere marginalizzato la scienza e rifiutato gli esperti con l’aiuto della destra populista di tutto il mondo, oggi il pianeta pende disperatamente dalle labbra di ricercatori e medici. Le nostre battaglie, le nostre lotte di intere generazioni dal ’68 in poi, per spiegare al genere umano che la disuguaglianza è una cosa idiota e a lungo termine, insostenibile, sta finalmente dando i suoi frutti.

Alla fine, dopo tante manifestazioni, pacifiche ma arrabbiate, l’umanità inizia ha convincersi che le cose non possono più andare avanti così. Qualcuno dice ma non è stata la lotta di classe ad abbattere il capitalismo, ma il Coronavirus. Forse ha aiutato a farci considerare nuovi modi di vivere basati sulla fratellanza e l’uguaglianza. Comunque un risultato. In questo momento le condizioni sono propizie, la domanda è: in che modo dovremmo reinventare la solidarietà e la giustizia sociale per ottenere il potere politico necessario a cambiare il pianeta? Come postremo sentirci fratelli, restare in contatto, mentre cerchiamo di dare forma a questo mondo in cui il contatto fisico è vietato? Abbiamo mesi e mesi di tempo, di quarantena, per trovare la soluzione giusta, l’economia giusta e la risposta a queste domande.

I nuovi bisogni, che poi non sono nuovi, necessitano di risposte sociali che garantiscano il diritto alla vita, alla salute, alla scuola e le stesse opportunità a tutto il genere umano, compresi i pesci degli oceani e le piante del pianeta. Distribuire in modo equo le risorse, togliendole alle armi e riducendo i profitti, può generare un umanesimo dove la cultura e la bellezza portino nuovi entusiasmi, alla stessa stregua della fioritura dei ciliegi a primavera.

di Claudio Caldarelli

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