India: Il Governo passa al contrattacco. Censura e arresti per chi sostiene la rivolta dei contadini
Nel numero precedente avevamo scritto della rivolta contadina in India a seguito delle nuova riforma agraria voluta dal Governo di Narendra Modi. Avevamo anche evidenziato il fatto che diversi nomi dello star system e l’attivista Greta Thunberg avessero sostenuto e dato risalto mediatico a quello che è considerato il più grande sciopero della storia.
La risposta governativa a questo interessamento esterno non è tardata ad arrivare. Prima è toccato alla cantante Rihanna che con un tweet a sostegno della protesta e condiviso da milioni di persone ha fatto infuriare il potere politico e ha scatenato le ire dei movimenti nazionalisti che la accusano di “sensazionalismo” e sono arrivati al punto di bruciare in piazza la foto della cantante. Stesso trattamento poi per la scrittrice Meena Harris, nipote della vice presidente degli USA Kamala Harris e per Greta Thunberg, tutte colpevoli di aver portato all’attenzione mondiale la protesta in India. Anche per loro foto bruciate nella pubblica piazza ad opera del Movimento Uhf, United Hindu Front, un movimento nazionalista filo-caste che non tollera interferenze nelle questioni indiane.
Il Governo ha fatto scattare la censura anche per la stampa locale con la chiusura e il blocco di molti account di giornalisti indiani accusati dal Governo di gettare benzina sul fuoco e ha chiesto a Twitter di bloccare altri migliaia di account, richiesta che non solo non è stata accolta, ma il colosso dei social media ha motivato il rifiuto con il suo dovere di difendere la libertà di espressione. Il Governo ha alzato il tiro. Dalla censura è passato ai fermi e agli arresti. Prima l’arresto della giovane attivista Noodep Kaur, 23 anni, in regime di detenzione da più di un mese, poi ancora una giovane donna, Disha Ravi, la fondatrice della sezione indiana di Fridays for Future, il Movimento che fa capo a Greta Thunberg.
E’ proprio il manifesto diffuso via Twitter dalla attivista svedese che ha portato all’arresto di Disha Ravi. La ventiduenne è infatti accusata di aver contribuito a preparare e a diffondere il documento, tecnicamente un tollkit – manuale di istruzioni -, con il quale la Thunberg spiegava le ragioni della protesta e come sostenerla. Tanto è bastato al Governo per andare a bussare a casa di Disha Ravi a Bengalore e portarla a Nuova Dehli dove è stata interrogata e posta in stato di fermo con l’accusa di sedizione, di aver dunque cospirato contro il governo indiano e di aver alimentato un sentimento anti-indiano. Ancora una volta un tentativo di silenziare la voce di una donna e di scoraggiare l’attivismo. La Thunberg ha prontamente risposto con un tweet in cui dichiara: “La libertà di parola non è negoziabile”.
di Nicoletta Iommi