C’era una volta…

C’era una volta, tanti anni fa, in Italia, un partito che faceva il bello e il cattivo tempo, e che s’ ispirava a principi cristiani.  Quando non ce la faceva da solo, a mal governare il paese, si accompagnava a partitini minori, alcuni dei quali di ispirazione socialista. La corruzione regnava sovrana. Qualcuno sosteneva che nessuno era immune da quello, (anche chi contraddiceva tale tesi) che poi si è rivelato: un virus tra i più infettivi, che ai giorni nostri, dopo continue mutazioni, ancora imperversa. Questo virus attaccava e attacca le buone intenzioni dei politici, a tutti i livelli. Pare che non ci siano vaccini che tengano. Sono le cellule della memoria soprattutto ad essere colpite: chi non ricordava conti correnti, buste pieni di contanti, chi non ricordava che ci fossero gioielli e banconote nei puffi, chi a sua insaputa si ritrovava proprietario di immobili, chi si appropriava di pochi spiccioli dello stato per rimborsi elettorali, chi fa le ferie a spese di chi, chi si trova soldi a casa a sua insaputa, insomma una vera debacle della memoria e dei freni inibitori.  Pensate che addirittura gli stessi, che purtroppo colpiti dal virus hanno commesso appropriazioni o piccoli reati di concussione, e dirigenti di partito, sono così infetti da farsi portatori di valori e propugnatori di moralità nei confronti di altri sfortunati di altri partiti, e lo fanno, è questa la nota dolente, senza rendersene conto. Che pena.

 Che fare?

Il brano che segue è del 1980, scritto da un giovane ragazzo comunista. In quegli anni i comunisti c’erano ancora, e non credete alle cattive favole che narrano che fossero come gli altri. Sicuramente alcuni, negli anni che seguirono, furono infettati dal virus di cui sopra: si sa, il virus non guarda in faccia nessuno. Già da un buon ventennio ( o forse più) i comunisti si sono estinti e quelli che sono rimasti, o stanno chiusi in piccole riserve fantastiche nelle quali pascolano indisturbati, oppure s’aggirano tra le strade , travestiti da moderni democratici.

Era una di quelle estati calde e afose e sulle spiagge di tutta la penisola imperversava un motivetto di un giovane cantante:

“Rubo anch’io, no, tu no, rubo anch’io, no tu no, ma perché? Perché no. Prrrrrrrrrrrrr”

Si diceva fosse un disco di importazione ma nessuno ci credeva veramente perché tutti pensavano che non ci fosse al mondo un popolo più ladro, più disgraziato, di quello italiano.

Era una di quelle spiagge poco affollate e riservate. Il signor Rossi che aveva ascoltato la canzone diceva al figlio che era quella, immorale, un vero attentato politico alla classe dirigente del paese, e gli menava uno scappellotto, non appena quello canticchiava il motivetto: Rubo anch’io, no tu no, rubo anch’io, no tu no, ma perché? Perché no. Prrrrrrrrrrrrrrrrrrrr.

La pernacchietta faceva effetto e la gente ci rideva di gusto. Indubbiamente era stato un motivetto azzeccato.

Qualche ombrellone più in là una ragazza chiedeva a suo padre:

-Ma come fai a sopportare che ti si chiami ladro?

– Vedi figliola, ogni paese ha la classe dirigente che si merita, non potrebbe essere diversamente.

“Si potrebbe meglio governare, questo paese ridotto davvero tanto male. Si potrebbero fare case, creare lavoro. Costruire nuove scuole, asili ed ospedali. Rubo anch’io, no tu no, rubo anch’io, no tu no, ma perché? Perché no. Prrrrrrrrrrrrrrrr.”

-Spegni quella radio, cara.

Era una di quelle casette con parco, piscina e campo da tennis.

-Ma perché caro? È tanto divertente.

– Non la sopporto più, ho gli incubi la notte, ‘sta maledetta canzone. In fabbrica pare sia diventata l’inno nazionale, la cantano tutti, pare lo facciano apposta per indispettirmi. Rubo io, rubi tu, non ne posso più. Giuro che se non la smettono li metto tutti in cassa integrazione, e dire, che l’ho fatto per loro.

– Cosa caro?

– No, niente, la spegni allora? Guarda che non ti mando a Cortina quest’anno, eh?

-La spengo subito.

Erano di quei cartelloni che fanno pubblicità.

  • “Io bevo Jagermeister perché degli scandali io non ne so niente.”
  • “Chi non gusta Golia o è un ladro o è una spia “

Era un intervistatore di quelli dalla faccia di bronzo.

-Lei, si sarà finalmente reso conto che la D.C. è corrotta, che sono dei ladri, perché continua a votare D.C.?

Era uno di quei cori che nascevano spontanei:

“Corruzione, puttana, tu sei democristiana “

  • Ho sempre saputo che la D.C. fosse corrotta, e per questo ho sempre votato e voterò sempre D.C.

Era un intervistato di quelli dalla faccia di bronzo.

“Sono più di trent’anni che la D.C. ti fa godere, vuoi smettere proprio adesso? “

Paolo Sabatino

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