Delle divinità

Il mio dio è differente. Intanto, non si offende se uso il minuscolo piuttosto del maiuscolo e già questo, credetemi, la dice lunga. Un dio non permaloso è quello che augurerei a tutti. È rilassante sapere che sorride ad ogni motto arguto e non piglia appunti per ricordare a chi scagliare fulmini o pestilenze. Il mio dio vuole bene a tutti. Lo ripeto: a tutti, senza distinzione di razza, di colore, di genere, di tifo calcistico e di orientamento sessuale. Il mio dio non promette terre a casaccio a chiunque gliele chiede e non sceglie un solo popolo come il suo popolo, anzi, inorridisce a leggere di bestemmie simili e lo ha dichiarato con forza in uno di quei consessi che ogni tanto le divinità tutte si concedono. Purtroppo, viene messo sempre in minoranza e allora lo vedi sbarellare tra le nuvole con le meningi di fuoco. In genere lascia sempre i lavori a metà perché non ce la fa a sopportare quelle montagne di ipocrisia che decidono del destino del mondo e non sopporta i loro fedeli “tali e quali” ai loro totem. Il mio dio è differente perché non ha mai incitato ad uccidere gli altri in suo nome, ad obbligare altri a credere in lui, ad appropriarsi delle terre di altri (per le mogli invece è un po’ largo di mano). Il mio dio infonde sempre amore, solidarietà, tolleranza e non disdegna il buon umore, anzi spesso comunica anche spiritosaggini gustose che strappano sempre sorrisi, più o meno amari. L’ultima però non l’ho capita e mentre io ero perplesso lui si sbellicava dalle risate:

– Sapete la differenza tra le divinità tutte e il genere umano? Nessuna.

Anche nell’incomprensione il mio dio è differente. (Stavo scrivendo che è unico; per fortuna me ne sono accorto, avrei messo in discussione il suo principio sacro di tolleranza).

Paolo Sabatino

 

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