I DEMONI di Fëdor Michajlovič Dostoevskij

Perché un umano nel 2023 dovrebbe fare l’immane fatica di leggersi le mille pagine de “i Demoni” di Dostoevskij? 

Credo che questo sia il tempo del Grande Silenzio; credo che tutto sia stato già detto; credo che ogni sermone sia stato corroso; e che l’ultimo rifugio rimasto non possa che essere un prolungato smarrimento nel Niente. 

Dostoevskij questo lo aveva visceralmente compreso, lo aveva vissuto. Aveva veduto. 

Aveva visto il volto di Dio annerirsi e il suo vetusto corpo morire di soffocamento nel profondo della Siberia, dove era stato prigioniero per anni in seguito alla partecipazione a gruppi influenzati dal socialismo. 

Vedete, sarebbe ora di cominciare a capire che la morte di Dio non ha niente a che fare con un concetto filosofico astratto, ma riguarda piuttosto qualcosa di nostro, di esistenziale, di profondo: significa che ci è morto qualcosa dentro. 

Qualcosa per tutti noi è andato perso. 

L’Intuizione che Dostoevskij esprime ne I Demoni è talmente abissale che bisognerebbe tacere, ma come non tentare di dirla? Di accennarvi timidamente? 

Che cosa ci dicono, oggi, a noi, alle nostre menti, alle nostre esistenze, capolavori inarrivabili come i personaggi di Ivan Pavlovič Šatov, Stepan Trofimovič Verchovenskij, Nikolaj Vsevolodovič Stavrogin? 

Dostoevskij aveva profondamente ascoltato l’abisso della nostra era, aveva indagato esistenzialmente e culturalmente l’evento della morte di Dio, e aveva scovato, nei recessi più intimi del cuore del suo tempo la profonda speranza che anima ogni riga dei suoi scritti, che è Gesù Cristo. 

Dostoevskij aveva compreso che il mistero di Cristo doveva ancora rivelarsi in pienezza, doveva ancora incarnarsi e, per dirla con lui, “fondersi col cuore degli umani”. La Notte del nichilismo non era, per lui, che l’avvio, l’annuncio del compiersi di questo processo. 

Dostoevskij aveva compreso e lavorato tutta la vita per la sua intuizione fondamentale: La Bellezza salverà il mondo, e non una bellezza estetizzante e un po’  banale, ma “Shakespeare e Raffaello”, la dirompente Verità sprigionata dal volto di Cristo. 

Leggendo i Demoni si “paga” con la fatica a volte estenuante di una lettura che pare infinita l’essere però travolti, sorpresi, abbagliati da alcune tra le scene più folgoranti della storia della letteratura mondiale, che arrivano, cariche di senso e contenuto, alla fine del romanzo. 

Sono scene che ci parlano di una speranza ancora viva, di nuove nascite, della forza insopprimibile della Vita che ci pulsa nel cuore. Scene irrinunciabili per noi di questo nostro tempo. 

Giacomo Fagiolini 

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