Due anni dopo la morte di Thich Nhat Hanh

La comunità di Plum Village ha annunciato la morte del grande maestro zen vietnamita Thich Nhat Hanh nel gennaio di due anni fa, raccontando che il loro fondatore era “morto pacificamente nel suo letto all’età di 95 anni”. 

Monaco buddista, attivista per i diritti civili e per la difesa politica del suo paese, amico di Martin Luther King, Thay, come amava essere chiamato, è stato forse il più grande maestro buddista del nostro tempo, un punto di riferimento spirituale per milioni di persone, una guida illuminata per il dialogo tra buddismo e cristianesimo, spiritualità che conosceva e amava profondamente, come dimostra nel suo magnifico libro “Living Buddha Living Christ”. 

Per Thich Nhat Hanh, che amava rivolgersi nella sua meditazione sia a Buddha che a Gesù, la via migliore per un incontro autentico tra buddismo e cristianesimo era la coltivazione del momento presente, centro della spiritualità buddista e luogo dove, secondo la sua profonda ermeneutica del cristianesimo, si poteva incontrare lo Spirito santo. 

È stato un grande combattente per i diritti civili e politici del suo popolo, perché per lui la via del Buddha portava naturalmente ad un impegno concreto per risolvere i mali e le ingiustizie del mondo. Per me e per il mio percorso personale la sua biografia del Buddha è stato un punto di svolta, una lettura decisiva, una pietra miliare. 

Già da tempo ero affascinato e colpito dalla figura del Buddha, dalla sua storia e dalla sua testimonianza di sapienza, illuminazione e radicale libertà, ma solo dopo quel libro ho compreso che questa grande spiritualità meritava di essere amata, studiata e approfondita con dedizione e perseveranza per il resto della vita. 

Da cristiano mi viene da dire col cuore commosso che Thay è stato un grande, 

è stato un autentico costruttore di pace, 

e quindi un grande figlio di Dio, 

E di fronte alla sua figura immensa c’è soltanto da fermarsi, come insegna lui, respirare consapevoli e ringraziare. 

Giacomo Fagiolini