Possibile accordo tra Usa e Putin sulla questione Siria

Cerulli

Sta forse prendendo forma un patto politico e militare tra Usa e Russia col fine di dare una svolta alla situazione siriana. Le trattative sono in corso in questi giorni a Mosca, dove il segretario di Stato americano John Kerry ha incontrato il presidente Putin e il ministro degli esteri Lavrov. Secondo il documento redatto dal governo americano e citato dal Washington Post, i punti attorno ai quali dovrà ruotare l’accordo saranno due: bombardamenti congiunti e la creazione di una base cooperante di comando per lo scambio di informazioni tra i servizi segreti da collocare ad Amman, in Giordania.

Ma la strada che porta a una condivisione d’intenti tra I due Paesi è ancora lunga, e lo rimarrà finché questi non scioglieranno il nodo Assad, e quello conseguente di individuare con chiarezza chi sia il nemico. Gli Stati Uniti hanno sempre posto come indiscutibile l’ipotesi di una sua uscita di scena, appoggiando così qualsiasi opposizione al regime, Al Nusra compresa. Mentre Putin ha sempre considerato qualsiasi opposizione dannosa per il suo alleato Assad. Una scossa l’ha data l’Onu, quando nei giorni scorsi ha individuato in Al Nusra un pericolo al pari dell’Isis. Cosa che ha spinto gli americani a schierarsi contro Al Nusra, chiedendo però in cambio che la Russia sospenda gli attacchi nei confronti degli altri ribelli che nulla hanno a che fare col terrorismo, ma che lottano per vedere cambiata la faccia di chi li governa.

Finora, di fatto, il problema è stato che Al Nusra, principale e più organizzato movimento di opposizione ad Assad, ha spesso stretto alleanze con altri gruppi ribelli (a volte atti anche a combattere lo stesso Stato islamico), mischiandosi a gruppi che avevano la benedizione degli Stati Uniti. Pertanto è quasi impossibile bombardare sapendo esattamente chi si sta colpendo, fatto che rende indispensabile un chiarimento tra Usa e Russia sullo stabilire quali siano gli obiettivi e quali no.

Ciò che a questo punto potrebbe dare una spinta in avanti alla trattativa, è l’emergenza Isis, che perde terreno ma non smette di creare terrore, in Medio Oriente e in Europa, generando nuove ondate di profughi. Se riprenderà la guerra civile in Siria, si prevede che un nuovo milione di persone si metterà in fuga, a fronte dei sette milioni di sfollati già presenti nel Paese. Entrambi i presidenti sanno che agire insieme è l’unico modo di mettere la parola fine a questa storia.

di Simone Cerulli

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