Viktor Orban e Jaroslaw Kaczynski: l’intesa che minaccia l’Unione Europea

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Krynica, sud della Polonia, 6 settembre 2016. Per la prima volta Viktor Orban e Jaroslaw Kaczynski si presentano uno a fianco all’altro di fronte alla folla. In questa cittadina dei Carpazi, a pochi chilometri dal confine slovacco, il capodi Stato ungherese e il leader del partito conservatore polacco, hanno gettato le basi per un attacco diretto all’Unione europea. Primo punto in tabella la questione sui migranti, punto critico delle politiche comunitarie degli ultimi anni e principale missione politica per i due capi di stato che fanno dell’odio e della discriminazione i punti cardine del loro pensiero politico. Solo un annofa Orban si impegnava nella costruzione del muro di filo spinato al confine serbo per bloccare il flusso di migranti diretti in nord Europa mentre Kaczynski fomentava l’odio verso gli stranieri utilizzando una retorica populista, come solevano fare i dittatori nei decenni passati. “Gli stranieri non cristiani non sono i benvenuti – affermava lapidariamente – Portano le malattie”. Affermazioni pericolose, che minano la naturale convivenza nel Vecchio Continente, costituito da un meltin-pot di culture ed etnie differenti, sin dai tempi di Pericle o Augusto. Ma, come sappiamo, la ciclicità della storia ripropone temi e discorsi che sembravano superati e impresentabili al domani del secondo conflitto mondiale. Oggi torna il pericolo di una politica fondata sulla discriminazione dell’”altro”, del diverso che, la maggior parte delle volte, è anche il più povero e svantaggiato. Un pericolo che appare sempre più minaccioso, soprattutto inseguito all’uscita della Gran Bretagna dall’Unione. Orban e Kaczynski non aspettavano altro: sfruttare l’ondata del Brexit per alimentare l’odio verso le politiche comunitarie e verso lo stesso assetto democratico che costituisce l’Unione Europea sin dalla sua fondazione.

di Giovanni Antonio Fois

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