Il pericolo d’inciampare nelle buche

Mario Guido Faloci

Quando il dissenso nasce dalle cose concrete
Non bisognerebbe mai essere precipitosi, ma talvolta anche un segnale solitario non andrebbe accantonato troppo in fretta…
Sabato 26 novembre il M5S era in corteo a Roma a sostegno del NO al referendum costituzionale del 4 dicembre. La capitale è una città così grande che puoi non accorgerti di qualcosa di epocale che avvenga a pochi chilometri da te ed in molti non sapendo del corteo non si sono accorti di nulla: il balletto sulle cifre dei partecipanti danno l’idea di una manifestazioncina fatta più ad uso di telecamere e video postati sui socials, che da reale corteo di popolo: malgrado l’inquadratura bassa che mostrava un muro di gente, sono sembrati un po’ pochini, rispetto a quelle di una volta. Da ciò si può essere indotti a pensare che alla fin fine, il popolo dei 5 Stelle non sia poi così numeroso e che forse la loro militanza vada bene sui social (e in cabina elettorale), ma un po’ meno nella vita reale
Non si dovrebbe giudicare un movimento se non lo si conosca dall’interno, ma è lecito valutare, ragionare e commentare, ciò che si può vedere dal di fuori, di questo. E, da ciò che si può vedere oggi, non è che il M5S sia poi tanto in salute. I sondaggi sulle intenzioni di voto lo possono dare anche in crescita, ma al di là dei simpatizzanti disinformati, nonché di quelli che credono ciecamente in loro perché non trovano più una valida alternativa politica -ben comprensibile, visto l’attuale scenario- al di là di costoro, è ravvisabile un certo raffreddamento degli animi, in chi li sostiene.
Roma è una grande vetrina ma è anche un serio banco di prova circa le reali intenzioni di chi provi a governarla e, in questa difficile città credo, non è che il movimento stia brillando. Oltre a condannarla ad un micidiale immobilismo, vanamente occultato da qualche atto di facciata, le poche cose concrete fatte dal Movimento, non sono che un velato ripristino delle scelte attuate sotto la giunta Alemanno, nomi inclusi. E il ritorno alle politiche di quella giunta, distintasi per il saccheggio sistematico a favore di amici & parenti, appoggiata dal diffuso “sottobosco mafiosetto”, non sono un bel biglietto da visita, per la nuova amministrazione.
Ieri Beppe Grillo, il capo del movimento, non è solo caduto in una delle tante buche che costellano le strade cittadine: anche se da bravo animale da palcoscenico ha saputo sdrammatizzare l’incidente, è innegabile che questo sia avvenuto. Non solo, in quella passeggiata per le vie di Roma, il Movimento ha incassato anche il dissenso di un militante deluso (fatto che ovviamente “l’editoria nemica”, ha amplificato): costui rimproverava i maggiorenti del movimento di aver tradito lo spirito originario e di non aver combinato niente.
Quella contestazione non è detto che indichi l’inizio della disaffezione dei militanti, però, se dovesse risultare attendibile il sondaggio riportato dal giornale La Repubblica, oggi solo il 50,8% di chi ha votato per la sindaca Raggi, voterebbe ancora per la sua giunta. Alla luce di questo, la protesta di quel militante dovrebbe indurre il Movimento a riflettere, al pari della buca in cui è caduto il comico genovese: si possono usare migliaia di fake in rete, per raccontare tante balle che supportino il proprio partito, ma poi se si cade per il dissesto stradale, prima o poi a qualcuno verrà in mente che certa propaganda resta vuota e che, alla fine, sono i fatti reali quelli che contino.
E se poi dopo più di cinque mesi di governo cittadino M5S, Paolo Ferrara, il loro capogruppo, alle accuse sulla mancanza di manutenzione stradale sappia rispondere solo dicendo che “…quelle buche le hanno lasciate loro”, non ci sarà da sorprendersi se la cambiale di credibilità del movimento, vada in protesto e il cittadino-elettore poi voti per altri: dopo tanto tempo, quelle buche sono diventate il sinonimo della zoppia del Movimento!

di Mario Guido Faloci

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