La favola del cambiamento, nell’anno che verrà, e della ballerina

Sulle punte con forza, con rabbia, sentendo il dolore del piede, in una scarpetta di raso. Volando sul palco che, rigido, risponde con sollecitazioni, alle gambe scattanti.
Muscoli e leggerezza. In una danza che racconta di un amore, di dolcezza, di abbandono. Sul volto un sorriso.
La musica si ferma, l’ultima nota con le sue armonie si perde nell’aria.
La sala si svuota, mentre risuona un tardivo battito di mani.
La ballerina torna a casa. Nella sacca, appesa alle spalle, quel costume leggero che ha rappresentato sul palco la sua storia narrata da passi di danza.
E’ stanca e il rientro verso casa è scandito dai pensieri di ciò che l’attende.
Sale in auto, il sorriso tenuto sulle punte, svanisce all’accendersi del motore.
Torna verso casa.

E’ un rientro verso il vuoto di una casa, nella quale ha scelto di vivere da sola.

Aveva un amore malato, di possesso e di violenza, che l’ha indotta alla fuga, alla solitudine. Per il suo ex, lei non avrebbe dovuto danzare, non avrebbe dovuto salire su nessun palco, non avrebbe dovuto uscire di casa e incontrare gli amici. La gelosia lo divorava, gli faceva montare una rabbia interiore che, spesso, l’aveva costretta a salire sul palco con un doppio strato di trucco e con un sorriso dipinto.

E l’amore se ne era andato con le scenate e con gli schiaffi. Era finito.
La sua dignità e la sua passione l’avevano aiutata a reagire, a scegliere una strada diversa, a scegliere di vivere da donna libera. E difficilmente avrebbe permesso ad un nuovo amore di rientrare nei suoi giorni. Eppure lei desiderava formarsi un suo nucleo familiare, un rifugio sereno in cui tornare alla fine di una giornata ma, dopo quella ossessionante esperienza, non riusciva a guardare con tranquillità chi le si avvicinava.

Il suo sguardo si sposta continuamente intorno perché teme sempre che lui possa farsi nuovamente vivo. Per evitare i messaggi ha cambiato telefono, ha cambiato casa, ha cambiato amicizie. Si è ricostruita una vita ma è consapevole che lui non ne è felice. E ha sempre paura di trovarselo davanti al portone, con la sua pretesa di amore malato. Spera sempre che lo fermino in tempo …

E domani è un anno nuovo. 2020. Deve essere l’anno del cambiamento per una reale tutela delle donne. Lo si deve ad ogni favola d’amore finita con le botte, ad ogni donna d’amore uccisa.

di Patrizia Vindigni

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