I NOSTRI AUGURI A FRANCESCO

Il 13 marzo 2013, otto anni fa, un uomo venuto dalla fine del mondo è stato eletto papa della chiesa cattolica “qui sibi nomen posuit Franciscum”.

Salvo “l’Avvenire”, non ho trovato nessuna testata giornalistica italiana od estera che ne abbia dato notizia.

E credo che questa omissione sia un segno chiarissimo di come il mondo di oggi, il mondo del relativismo, dell’egoismo, del consumismo, dello sfruttamento contro miliardi di donne ed uomini abbia paura di Francesco.

Ricordo che in anni passati la nostra televisione aveva ogni giorno qualche pezzo sul papa Giovanni Paolo II°, futuro santo.

E debbo constatare che invece essa parli di Francesco pochissimo, e solo per polemiche, come il diaconato femminile o la comunione ai divorziati, o in situazioni di assoluto rilievo, impossibile evitarlo, come i viaggi in particolari paesi del mondo.

Stavo rivedendo i miei appunti sulla parte conclusiva dell’enciclica “Fratres Omnes” e mi sono detto che questo argomento lo tratterò nei prossimi numeri, ma che nel nostro piccolissimo spazio Stampacritica doveva ricordare in questo numero il 13 marzo 2013, quando Francesco ha iniziato il suo percorso di Pontefice, il rinnovamento della chiesa cattolica, non più Istituzione politica ma Comunione fraterna, non più strumento di potere ma di rivoluzione cristiana.

Sono due i percorsi che Francesco ha messo alla base del suo Magistero.

Il primo riguarda la chiesa cattolica come strumento di fede e quindi il recupero della chiesa delle origini, nella sua purezza, nella sua vita comunitaria.

È un percorso duro a realizzarsi, perché innumerevoli sono le incrostazioni di autocrazia accumulate nel corso dei secoli, che hanno trasformato il servizio apostolico nelle prerogative di Principi della Chiesa.

È una dura battaglia quella di riportare i padulati porporati della Curia ad essere Pastori, con l’odore delle pecore. Ma lentamente si sta attuando, nelle sinodalità delle ecclesie nazionali, come attuazione dei principi del Concilio Vaticano Secondo.

Ma il secondo percorso ha un respiro più ampio, una vocazione universale, al quale sono chiamati tutti gli esseri umani, tutte le donne e gli uomini della terra.

È il disegno di una società nuova, che si realizza nell’amore, nella fraternità, nella solidarietà, nella libertà.

È la società che è proposta dalla “Fratres Omnes”, che sembra ed è inconciliabile con la società egoista di oggi.

Che è proposta dal capo di una     società di un miliardo e quattrocento milioni       che non hanno cannoni, come disse Stalin nel secolo scorso.

Ma che sta passando, lentamente, ma sempre di più nella coscienza della collettività umana.

Per volontà e iniziativa di Francesco, l’uomo venuto dalla fine del mondo.

E per questo noi di Stampacritica vogliamo dire i nostri auguri a Francesco.

di  Carlo Faloci

 

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