I bambini usati nelle guerre. Il Papa: «Grido che sale a Dio»

Sono migliaia i bambini che non giocano e non vanno a scuola, perché costretti a combattere, rapiti, minacciati e che spesso per vincere le loro resistenze vengono obbligati ad affrontare un’atroce scelta: uccidere o essere uccisi.

Nel mondo 250 mila minori sono arruolati da eserciti e milizie. La Somalia è tra i paesi più coinvolti con 1.700 casi. Poi con la pandemia sono aumentati a dismisura anche i reclutamenti in Colombia, Mali e Burkina.

Utilizzare i più piccoli nelle guerre è funzionale a terrorizzare le popolazioni nemiche; i fanciulli sono più manipolabili e possono essere trasformati in carnefici. Anche la fame è una leva potentissima perché chi ha i fucili può mangiare. Ed è così da sempre. Dal 2002 il 12 febbraio si accendono su di loro, anche se per poche ore, i riflettori, essendo la Giornata Mondiale contro l’impiego dei minori nei conflitti armati.

Peccato che come sempre serva istituire un giorno apposito, per ricordarci, solo in quel giorno e solo per poco tempo, che un problema esiste, che andrebbe affrontato dalle autorità preposte, a qualsiasi livello anche internazionale perché di quel problema si riesca un giorno a parlare al passato.

Come in una fiaba rovesciata… “Una volta c’erano dei bambini che…”

Una volta. Non ora, non domani, non nel futuro.

Anche Papa Francesco ha rivolto un pensiero a loro, con un tweet: “I bambini soldato sono derubati della loro infanzia, della loro innocenza, del loro futuro, tante volte della loro stessa vita. Ognuno di loro è un grido forte che sale a Dio e che accusa gli adulti che hanno messo le armi nelle loro piccole mani”.

Nei paesi più interessati, secondo un rapporto del segretario dell’Onu Guterres, che sono principalmente Afghanistan, Colombia, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Centrafricana, Iraq, Mali, Nigeria, Sudan, Sudan del Sud, Somalia, Siria, Yemen e Myanmar, decine di milizie ma anche eserciti regolari e polizia utilizzano i baby-soldati in molti interventi.

Il compito di questi piccoli non è “solo” di combattere, ma anche di essere cuochi, facchini, messaggeri. Alle ragazzine spetta il compito di spose dei guerriglieri e visto che per loro è più facile evitare controlli sono usate, da Boko Haram, in Nigeria, come kamikaze.

I minori trasformati loro malgrado in soldati, sono sottoposti a violenze di ogni tipo: uccisioni, torture, mutilazioni, uso di droghe somministrate per il dolore e la paura, gravidanze indesiderate e Aids. Gli stupri, purtroppo, sono ampiamente usati dai guerriglieri e dagli eserciti.

Le guerre inoltre distruggono anche ospedali e scuole, calpestando le convenzioni internazionali, come nelle adozioni per le quali l’Italia ha svolto un ruolo significativo. Ed è così che sotto gli occhi miopi di tutti, migliaia di persone sono private di diritti fondamentali e di ogni prospettiva di futuro.

Difficile immaginare il trauma che questi piccoli subiscono e quale mai potrà essere il loro futuro, se non quello di diventare da grandi, terribili guerriglieri loro stessi. Senza mai aver vissuto l’infanzia, la spensieratezza, la complicità nei giochi con i loro coetanei, senza mai aver visto scene di amorevolezza, solidarietà, affetto, giocosa appartenenza al mondo che dovrebbe essere uguale per tutti.

Pezzi di vita strappati e mai ricuciti. Non basta una Giornata Mondiale per ricordare qualsiasi tragedia, abuso, prevaricazione, violenza gratuita avvenuta nel passato o ancora drammaticamente in uso.

E di fronte a realtà come queste siamo tutti perdenti.

di Stefania Lastoria

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